Siete mai stati a Superga? Se passate a Torino è una tappa obbligata. E non solo per la bellissima basilica e il panorama che toglie il fiato, ma anche per ciò che trovate alle spalle di quella meraviglia. Alle spalle del monte, infatti, c’è una lapide che ricorda l’altro motivo per cui Superga è famosa. Il motivo peggiore. Camminando verso di essa già l’atmosfera cambia, non c’è più spazio per l’entusiasmo del turista, si dimentica passo dopo passo la bellezza di Torino, che si stende ai tuoi piedi.
Passo dopo passo aumentano i brividi e una volta arrivati di fronte alla lapide il silenzio diventa quasi rumoroso, tangibile, ma parlare sembra sacrilego. Non importa che squadra tifiate, non importa nemmeno che sappiate cosa sia il calcio, di fronte a quel ricordo, circondato dalle sciarpe delle squadre che hanno reso onore alla Leggenda, avrete il cuore in gola e vi sentirete piccoli.
Oltre ai giocatori, su quel volo maledetto, schiantatosi contro una collina di appena 600 metri, vittima del fato, delle nubi e di una serie di circostanze sfortunate difficili da commentare, c’erano anche tre giornalisti e ovviamente i dirigenti accompagnatori. Da quello schianto, non si salvò nessuno. E a distanza di 67 anni il dolore rimane immutato, l’omaggio è obbligatorio.
Perché non importa che tipo di persone siate, se vi piace il calcio o il basket, se tifate Juve, Toro o Benevento. Oggi è un giorno in cui fermarsi a riflettere è doveroso e ricordare una Leggenda quasi d’obbligo. Di fronte a quella lapide, a quel ricordo, non ci sono parole all’altezza. Solo quel suddetto nodo in gola, che non vi abbandonerà per un po’ e quel silenzio carico di emozioni. Onore al Grande Torino, onore a una Leggenda che lo era diventata ancor prima che si mettesse di mezzo la tragedia.
Edoardo Siddi
This post was last modified on 4 Maggio 2016 - 17:54