I falliti tentativi di imitare il modello Juve

Il quinto scudetto consecutivo appena conquistato ha palesato la superiorità della Juventus come squadra, ma anche e forse soprattutto come società. Se è vero come è vero che nessuno aveva ancora infilato due filotti di 5 titoli consecutivi, pochissime squadre ci sono riuscite anche per una volta soltanto: in Italia solo il Grande Torino, peraltro con l’interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale e a cui vanno tutti i nostri rispettosi e doverosi omaggi nell’anniversario della tragedia di Superga, e carte alla mano l’Inter, ma lasciamo valutare voi.

La vittoria della squadra: le partenze eccellenti della passata estate avevano consentito alle rivali di rialzare la cresta, come si suol dire in gergo, e di ricominciare a sperare in una vittoria del campionato ormai datata. Addirittura la Juve non era nemmeno presa in considerazione tra le pretendenti, se non con un quasi ironico “Non si può non considerare la Juve che è campione in carica, ma quest’anno sarà difficile”. Ovviamente l’avvio stentato dei primi mesi ha dato fiato alle trombe catastrofiste anche di parte dell’ambiente bianconero, siamo onesti, e a un certo punto solo mister Allegri sembrava ancora crederci. Le parole di Buffon ed Evra dopo Sassuolo-Juve sono sì servite a dare la carica, ma hanno allo stesso tempo palesato le difficoltà di molti dei nuovi arrivati ad inserirsi e capire cosa volesse dire giocare in una squadra dove “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. La punzecchiatura nell’orgoglio di qualche piccolo campioncino in erba, il rientro di un paio di elementi fondamentali in squadra, il grande lavoro dell’allenatore e l’affiatamento che cresceva col tempo hanno fatto il resto. Come hanno detto in tanti, la Juve semplicemente ha iniziato il suo campionato, come se le partite iniziali fossero amichevoli estive utili a mettere minuti nelle gambe.

La vittoria della società: in un momento così difficile, il ruolo di scudo da parte della società è stato fondamentale, consentendo al Mister di lavorare serenamente e di andare a trovare le corde giuste da pizzicare in ognuno dei suoi. La bravura indiscutibile dei giocatori ha fatto il resto. A parte il cammino sportivo quasi mitologico di questo campionato, dietro queste 5 vittorie consecutive c’è molto della Società. Non è sicuramente un caso se la Juve ha ricominciato a vincere grazie al nuovo Stadio di proprietà, il primo in Italia nel suo genere, e al momento, Udinese esclusa, ancora l’unico per chissà quanti anni. Nei mesi dell’inaugurazione dello Stadium ricordiamo bene come ci fosse un florilegio di impianti che nel giro di pochi, pochissimi anni avrebbero dato del filo da torcere alla casa bianconera. Un continuo spJuventus Stadiumuntare di progetti e proiezioni tridimensionali per gli stadi di Roma, Milan, Inter, Napoli. Abbiamo visto accordi presi e saltati all’ultimo, spostamento di sedi, lavori lì-lì pronti per iniziare, ma niente. Sono passati 5 anni e a oggi nessuno ha neanche solo iniziato a costruirlo o ad avere fondamenta reali su cui basarsi per farlo. All’epoca, il ritornello era il seguente: “Con lo stadio di proprietà la Juve vincerà per i prossimi 5-6 anni, almeno finché anche le altre squadre non avranno il loro”. Previsione azzeccata, almeno questa, destinata a diventare una spada di Damocle sulla testa dei dirigenti altrui. La programmazione della Juve parte da lontano, da quel 2006 che ci ha visti finire nelle ceneri e come una fenice risorgere più forti che mai. Mentre la Juve veniva smontata e finiva in B, nell’area della Continassa si iniziava ad abbattere il Delle Alpe per far sorgere lo Juventus Stadium e risorgere la Juve.

Un quinquennio così non spunta sotto i cavoli. Va pensato, voluto e in qualche modo costruito. Con giocatori forti, allenatori intelligenti, dirigenti capaci. Sono passati 5 campionati dall’esordio dello Stadium e nessuno è ancora riuscito ad imitarci. E dire che il modello è lì, sotto gli occhi di tutti. Ma forse nella sua semplicità è talmente all’avanguardia da essere difficile da seguire.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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