Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Non è soltanto l’inizio di una formazione da mandare a memoria, come ogni tifoso ha sempre fatto per ricordare le imprese sportive più belle di una squadra, ma anche l’elenco dei cinque uomini che sono stati protagonisti di tutti e cinque gli scudetti del filotto storico dei bianconeri. E non si tratta solo di un dato per le statistiche del campionato, perché questa difesa è anche la roccaforte dei successi della Juventus. Un record difensivo impressionante che parla finora di 18 gol subiti, finora due in meno delle 20 reti incassate dalla Juve di Conte 2011-2012, ruolino considerato ineguagliabile. Ma anche del record di imbattibilità di Gigi Buffon, interrottosi alla soglia dei 1000 minuti, complice un rigore generoso assegnato al Toro. E queste medie sono “sporcate” dall’avvio disastroso, perché soltanto 3 sono state le reti subite nel girone di ritorno.
Una difesa offensiva. L’ossimoro è necessario per spiegare la natura di questa squadra, che da questo stesso fortino fa nascere un modo di giocare che è tutt’altro che difensivista. Se Liechsteiner rappresenta il solito intercity sulla fascia che va a scompaginare le difese avversarie (con la complicità di Evra o Alex Sandro dal lato opposto), Bonucci ormai interpreta con costanza sia il ruolo di muro centrale con Barzagli (che si possa fermare ancora un po’ il tempo per Andrea!) che quello di regista arretrato (un po’ un libero d’antan) che con i suoi lanci lunghi imposta il gioco d’attacco dei campioni d’Italia. Inutile ribadire poi, l’han già fatto in tanti, quello che i grandi vecchi di questa Juve hanno rappresentato dal punto di vista emotivo per il ribaltamento della stagione bianconera. Buffon è stato accontentato. Dopo Sassuolo, a 38 anni, ha fatto tutt’altro che figure di m… Ha fatto soltanto la sua stagione migliore.
I rinnovi. Ora è il momento di festeggiare questa vera impresa, festeggiamenti iniziati davanti alla TV. Era già successo il 4 maggio di due anni fa: è il calcio moderno, inutile alimentare nostalgie. Per una squadra così forte, con una profondità di panchina che ha consentito di assorbire anche i tanti infortuni di stagione, la prima necessità è di confermare i giocatori che ha. Anche qui non voglio ripetere cose che avete già letto sui grandi meriti di una società che resiste alle sirene russe, arabe o cinesi (l’ultimo grido) e mantiene se stessa fedele alla linea vincente da sempre legata al nome degli Agnelli (e dei collaboratori che questi hanno saputo selezionare). Però il segnale giusto è arrivato subito: riscattato il cartellino di Lemina. Non un titolare inamovibile, ma un giovanissimo di grande prospettiva per proseguire sulla linea dei giovani talenti che dovranno mantenere nel tempo il ciclo vincente di questa squadra da sogno. Basti pensare a cosa è diventato Pogba, arrivato – mai dimenticarlo – a parametro zero. O come Dybala è riuscito (quasi) a far dimenticare un grandissimo come Tevez. Il rinnovo di Allegri segue a ruota, anche il tecnico che Lippi ha definito il migliore allenatore italiano resiste alle sirene ed è pronto ad un’altra sfida decisiva: quella di consolidare la Juventus fra le big d’Europa.
I commenti sono chiusi.