Attraverso le colonne della Gazzetta Dello Sport, ha raccontato pagine importanti dello sport con il suo stile inconfondibile, ma non solo. Da anni, infatti, è l’unico rappresentante del giornalismo italiano alla votazione per assegnare l’ambitissimo Pallone d’Oro. SpazioJ.it ha l’onore e il piacere di tornare ad intervistare, in esclusiva, Paolo Condò, finissima penna ed uno dei giornalisti sportivi di maggior fama, per celebrare la vittoria del quinto tricolore consecutivo da parte della Juventus. E, perché no, con un occhio puntato già alla prossima stagione. Si ringrazia il dottor Condò per la sua immensa gentilezza e disponibilità.
La Juventus ha raggiunto un traguardo storico, il quinto scudetto consecutivo, per giunta dopo che quasi tutti avevano scritto l’epigrafe funeraria alla Vecchia Signora. Cosa pensa del lavoro della società in questo quinquennio?
“Mi pare che non abbiano sbagliato un colpo. E’ straordinario che in un tempo così lungo una società non sbagli un colpo sia nella scelta degli uomini, perché bisogna scegliere anche gli allenatori, sia in quella dei giocatori, ma anche nella maniera di condurli. E’ giusto partire da qui, dalla società, perché credo che la prima ragione di questi successi in serie sia proprio la dirigenza. Hanno preso decisioni difficili, come l’addio di Del Piero, gli addii di Tevez, Pirlo e Vidal, che a novembre sembravano scelte errate, ma che alla fine della stagione, si sono rilevate giustissime. Non si può che fare grandi complimenti.”
In campo, invece, quali sono stati i due protagonisti principali per lei?
“Prendiamo due nomi, uno dei vecchi e uno dei nuovi. Dei vecchi Buffon, che è stato bravissimo, ha battuto il record di imbattibilità. Chiaro, ha avuto una grande difesa e una grande squadra nella fase difensiva, ma ci ha messo anche del suo, facendo delle grandi parate, e se andiamo a guardare la sua carta d’identità, tutto questo ci appare ancor più straordinario di come sarebbe se avesse 30 anni. Anche in Nazionale continua ad essere uno delle poche certezze. Per quanto riguarda i nuovi, Dybala ha sostituito Tevez con straordinario rapidità e con una prospettiva ancor maggiore, ovviamente per una questione d’età. E’ stato un grande acquisto, ma me lo aspettavo più di altre cose. Me lo aspettavo perché la Juventus l’ha bloccato in tempo, prima di tutti, ma al momento della conclusione, altre squadre hanno cercato di soffiarlo ai bianconeri perché c’era la sensazione che questo fosse un calciatore di categoria superiore, potrebbe giocare tranquillamente nel Real Madrid e nel Barcellona, le squadre più celebrate del momento.”
Il quinto tricolore, però, è un marchio firmato soprattutto da Max Allegri. Dalla serenità di inizio stagione alla rabbia di Carpi, il mister toscano sembra essere maturato definitivamente a Torino. Quale aspetto della sua particolare personalità ha colpito di più?
“Allegri ha una capacità di gestire i giocatori che abbiamo visto, in passato, solo in uomini del calibro di Capello e Ancelotti, altri tecnici plurimedagliati. Ha una capacità di mantenere la calma anche in momenti molto difficili, come a inizio stagione. In quei momenti, se non hai un allenatore in grado di mantenere la calma, rischi l’osso del collo. Allegri è riuscito a creare tante Juventus all’interno della rosa. C’è una Juventus con Cuadrado e una senza Cuadrado, una con Alex Sandro e una senza Alex Sandro, cambia l’anima della squadra a seconda dell’esterno, diventa più offensiva o più coperta, più o meno abile in zona gol. Il gol che ha segnato l’avvio della rimonta, contro il Torino, con Alex Sandro che crossa e Cuadrado che entra e mette dentro, è l’emblema di una Juventus diversa dalle domeniche precedenti e che poi abbiamo visto alla grande, per esempio contro il Bayern Monaco. Cuadrado, ad esempio, a Monaco ha giocato una gara fantastica.
Un’altra dote di Allegri è la capacità di aspettare. Mandzukic ha vissuto periodi senza fare gol, in cui sembrava essere diventato una riserva; allo stesso modo Morata, un giocatore che io stimo molto e spero proprio che non venga perduto dalla Juve, è stato tanto in panchina, pur essendo un calciatore che l’anno scorso ha segnato nelle due semifinali e nella finale di Champions. Eppure, quando entrava in campo, dava il massimo e risolveva le partite, come a Firenze qualche giorno fa. Queste sono le tante cose che dimostrano la grandezza dell’allenatore; Allegri non ha un gioco specifico per il quale sarà ricordato nel tempo come Sacchi o Guardiola, ma ha questa capacità di far dare il massimo ai calciatori, di metterli nel contesto tattico migliore per loro e di giocare in maniera diversa nel corso della stessa stagione, anche della stessa partita, che è propria dei grandissimi come Capello e Ancelotti.”
Cosa ha pensato all’inizio? Avrebbe puntato un centesimo sulla vittoria bianconera il 28 ottobre dopo la sconfitta con il Sassuolo?
“Dopo la sconfitta di Sassuolo no, anche a livello statistico. La Juventus ha sbeffeggiato le statistiche di 120 anni di storia, perché non era mai successo che una squadra vincesse dopo un avvio del genere. Analizzando il calendario, anche prima della stagione, quando vedevo la Juventus favorita, ho sempre pensato, da una parte, che le assenze di Marchisio e Khedira erano fondamentali, e dall’altra, che c’era un calendario molto particolare. Nelle prime 8 giornate, la Juventus ha giocato in trasferta contro Roma, Napoli e Inter, le prime tre squadre che la seguono in campionato. Era un calendario molto particolare, che dava grandi problemi nella fase iniziali, infatti la Juventus ha perso sia in casa della Roma che del Napoli e ha pareggiato a Milano, in casa dell’Inter, ma garantiva un girone di ritorno con le partite più complicate in casa. Ugualmente, dopo Sassuolo, credevo che lo scudetto fosse oramai andato.”
Quest’anno, la Champions è sfumata a Monaco. Non entrando nel merito dell’eliminazione, secondo lei, la Juventus può essere penalizzata da un campionato italiano in cui è troppo superiore alla maggior parte delle rivali?
“Una volta pensavo ciò, ma se andiamo a vedere, il Bayern ha una vita simile alla Juventus in patria, è rimasto a una buona distanza per tutto il campionato, il PSG ha vinto il campionato a marzo e presto lo vincerà a febbraio ed è arrivato fino ai quarti. Non è più decisiva questa cosa, anche perché ritengo che, quest’anno, la Juventus sia stata eliminata per dei dettagli, delle minuzie dalla Champions, come una palla non rinviata, per quelle cose che succedono in una partita di calcio, ma che descrivono una situazione da 50 e 50, come la pallina che, in una partita di tennis, colpisce il nastro, e certe volte cade da una parte, certe volte dall’altra. Non puoi dire che un tennista è più scarso se la palla rimbalza da una parte piuttosto che da un’altra. C’è molta casualità, c’è molta fortuna in queste cose. Penso che la Champions possa essere un rimpianto in questa stagione per la Juventus, perché, se avesse passato il turno con il Bayern, e lo aveva quasi battuto, avrebbe potuto vincere il torneo. Se non vende i suoi calciatori migliori, però, può vincerlo anche l’anno prossimo.”
Lei è l’unico giornalista italiano a votare per il Pallone d’Oro. Allegri ha detto che Dybala, in pochi anni, può diventare uno dei migliori. Crede che potrebbe lottare per il trofeo nel giro di qualche stagione?
“Sì. Per vincere il Pallone d’Oro è fondamentale vincere le grandi competizioni non solo con il club, ma anche con la Nazionale. Penso che Dybala, così come Pogba e Morata, siano calciatori che in futuro possono puntare a questo traguardo, anche perché Argentina, Francia e Spagna sono nazionali che qualcosa vinceranno. Se già Pogba vince l’Europeo con la Francia, sarebbe un nome spendibile, forse non per la vittoria, ma per il podio. Analogamente, se l’Italia dovesse vincere l’Europeo con le grandi parate del suo portiere, Buffon, che quest’anno è stato escluso colpevolmente dalla giuria, sarebbe un candidato a vincere il Pallone d’Oro.”
Analizzato lo straordinario lavoro della società, crede che bisogna lanciare un segnale di potere, trattenendo Pogba, oppure cederlo e con il ricavato cercare di colmare il gap con le grandi?
“Credo che la Juventus sia pronta a vincere la Champions con questa squadra. A questo punto, pur avendo il massimo rispetto per la politica di cessioni rimpiazzate con grandi giocatori, toccherei il meno possibile questa squadra. Prenderei solo un difensore, perché Barzagli è fortissimo ma ha 35 anni, Chiellini comincia a essere fragile con gli infortuni, Caceres dovrebbe andare via. Un altro difensore forte e internazionale cercherei di prenderlo, ma sarebbe l’unico acquisto che farei. Poi c’è la situazione Berardi, anche se l’eventuale partenza di Cuadrado sarebbe un peccato, però lì decide il Chelsea e Conte.”
Luigi Fontana (@luigifontana24)