Lo scudetto è quasi cucito sul petto. Con nove punti di vantaggio, la scaramanzia sarebbe pura ipocrisia. Il 3-0 sul Palermo permette alla Juve di guardare al futuro con molta tranquillità, tanto che il finale di gara è quasi una festa. Dopo il gran gol di Cuadrado non ci sono più rischi, ma c’è ancora spazio per dimostrare qualcosa. All’89’, infatti, Morata parte, mette Padoin davanti a Sorrentino e l’ex Atalanta non sbaglia. Se non bastassero i record, lo strapotere, i numeri di Dybala e Pogba, l’immortalità di Buffon, con quel pallone che si deposita in rete arriva un’altra dimostrazione. Quella della forza del gruppo, dello spirito che guida una squadra che pensa e si muove come un suolo uomo. Ed è uno dei segreti del successo.
Il gol di Padoin è speciale anche per la portata mediatica acquisita dal personaggio, gregario silenzioso bravo a farsi trovare sempre pronto e soprattutto uomo intelligente, conscio dei suoi limiti e delle sue capacità e che ha sempre vissuto con umiltà e coerenza. Quando ha battuto Sorrentino lo stadio è esploso, il pubblico ha esultato come se si trattasse davvero del gol scudetto, ma ciò che merita di essere evidenziato è la reazione dei compagni. Tutti, dal primo all’ultimo.
Pado ha fatto appena in tempo ad esultare, prima di essere travolto da tutti. Abbracci, le classiche pacche, sorrisi enormi. E in panchina, intanto, tutti in piedi ad applaudire. Dybala in piedi ad applaudire Padoin. Non fa rima, ma è poesia pura. È magia, è il bello di una squadra che, gara dopo gara, soprattutto grazie alle difficoltà iniziali, ha trovato sé stessa, si è unita, diventando quasi invincibile. Oltre all’indiscutibile talento dei suoi uomini, la forza della Juve è anche qui. Nelle sfide tra Allegri e Pogba per rendere omaggio a Kobe, nelle prese in giro reciproche di Zaza e Morata (che poi si giocano continuamente il posto in squadra), in un gol di Padoin all’ultimo minuto. Questa è la differenza tra la Vecchia Signora e le altre Altro che arbitri.
Edoardo Siddi