La moviola in campo ora è realtà. L’International Football Association Board (IFAB) – coloro che scrivono le regole del calcio – ha dato il via libera per la sperimentazione della tecnologia, a partire dalla prossima stagione. Si comincerà dall’Italia. Scelta ovvia, visto che ogni settimana, se non ogni giorno, ci sono continue polemiche arbitrali: nei bar, nelle redazioni, in tv.
La FIGC, guidata da quel buontempone di Tavecchio, ha subito accolto con onore l’investitura internazionale e organizzato riunioni informative con Lega di Serie A, la Lega B e l’AIA per arrivare preparati a questa nuova avventura.
L’esperimento prevede l’applicazione del sistema VAR (Video Assistant Referees). A cosa serve il VAR?
Decisione goal/non goal (se c’è, ad esempio, fuorigioco o la palla è uscita); fallo da rigore; espulsione di un calciatore; scambio di identità per un’ammonizione o un’espulsione.
Praticamente vedremo l’arbitro che per ogni indecisione o segnalazione, attraverso l’auricolare, del collega dovrà andare a bordocampo per guardarsi l’azione sospetta e determinare la propria scelta. I tempi di gioco si allungheranno e potremmo trovarci dinanzi ad una estenuante e noiosa partita di calcio. Ma attenzione si parla di sperimentazione e non si è ancora capito se l’applicazione avverrà per la Coppa Italia oppure per la Serie B.
Ci saranno due fasi: una offline e un’altra live. Nella prima sono previste verifiche segrete che accerteranno poi l’efficacia, o meno, della struttura in sé. La seconda, invece, vedrà la sua applicazione durante le fasi di gioco.
Se si pensa che tra qualche anno gli arbitri potranno rivedere le azioni con un cellulare o con dei particolari occhiali tecnologici (i Google Glass per intenderci) in tempo reale, sono stati fatti enormi passi in avanti.
Ma siamo sicuri che queste novità faranno bene allo spettacolo? Siamo poi sicuri che le polemiche che attorniano il nostro campionato si placheranno definitivamente? Ai posteri l’ardua sentenza.
Non ci resta che osservare l’evoluzione del giuoco calcio.
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