Non è nascondersi. E non è neanche mettere le mani avanti. È soltanto avvertire: occhio, qui non s’è fatto nulla e tutto ancora è da fare. Perché sembra che ormai si dia tutto per scontato, quando non c’è proprio nulla da sottovalutare. Ecco: Juve-Palermo avrà una sua identità ben precisa, altro che canovacci. E cioè? Sarà combattuta. Dal primo all’ultimo minuto, finché fischio finale non li separi.
Ah, Max lo sa: quante ne ha vissute, di queste notti. E quante spera di viverne. Soprattutto se aggiungiamo il piccolo vantaggio di cui beneficerà la Vecchia Signora: perché prima dei rosanero, ci sarà un altro match da ‘giocare’. Quello a San Siro.
Ma come: non era una ‘sventura’ per Sarri venir dopo? Questione di punti di vista. Da quello juventino, sapere prima il risultato di una diretta contendente è soltanto un di più, un favore tutto da sfruttare. Poi certo: va considerata la pressione, l’ansia, l’attesa di una risposta. Ma è pure lì che si denota la differenza netta tra chi vince e chi trionfa sapendo come trionfare. E allora, il timore degli altri è ben giustificato.
Luci a San Siro, sì. Ma poi rigare dritto, vada come vada in quel di Milano. Perché ogni passo in avanti, di questi tempi, fa più rumore e più centimetri. La strada sembrerebbe sgombra, con quell’ostacolo Fiorentina come ultimo inghippo da sbolognare. Per arrivarci senz’ansia e senza frenesia, serve procedere con la tranquillità e la testa dei forti. La pressione, le parole, le scuse: roba loro. Trenta-quatti quatti verso l’obiettivo: ma vietato sbagliare domenica.
This post was last modified on 16 Aprile 2016 - 14:47