Una società che guarda al futuro e cerca di costruire in casa i campioni di domani è senza dubbio una società dotata di mentalità vincente. Ed è proprio questo ciò che ha contraddistinto le operazioni di mercato degli ultimi anni di Marotta e Paratici, che hanno cercato di tenere sempre sotto controllo i giovani più promettenti d’Italia. Certo, soltanto alcuni riusciranno a coronare il sogno di vestire la casacca bianconera, altri finiranno per essere utilizzati come merce di scambio, e spesso queste operazioni consentono anche di mettere a bilancio piccole plusvalenze, importantissime per il bilancio di una società, oltre che costruire in casa i campioni di domani. Riparte, dopo un anno di stop, il nostro viaggio tra i giovani più talentuosi legati a Madama. Protagonista della prima puntata è Francesco Cassata, una delle sorprese più liete dell’ultimo Torneo di Viareggio.
LE CARATTERISTICHE – Prima ala destra, poi trequartista, infine dirottato a sinistra per poi trovare la sua collocazione ideale come mezzala: Francesco Cassata è uno dei volti più interessanti della primavera di Fabio Grosso. Polivalente, dotato di corsa e abilità negli inserimenti senza palla, capace di dare il cambio di passo alla squadra con accelerazioni improvvise, ma anche di mandare in porta i compagni con passaggi di qualità. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti, visto che ha ricoperto praticamente ogni ruolo previsto al centro del campo. In sostanza: ci troviamo dinanzi a un vero e proprio centrocampista moderno che, dopo un anno tra le fila della primavera bianconera, ha acquistato costanza nel rendimento e buone capacità anche sotto il punto di vista tattico, fondamentali per ipotizzare un suo passaggio tra i professionisti nella prossima stagione.
LA BIOGRAFIA – Classe ’97, nato a Sarzana, piccolo paese in provincia di La Spezia, Francesco Cassata inizia il suo percorso calcistico proprio tra le fila degli Aquilotti. Veste la maglia bianconera fino all’età di 10 anni, quando viene notato da un gruppo di scout dell’Empoli, che decide di portarlo in Toscana e aggregarlo al gruppo degli esordienti. Fin dalla tenera età, il modello di Cassata è stato Ricardo Kakà. Da qui, poi, fino alla primavera, con cui si mette in mostra in campionato, dove alla prima esperienza segna 4 gol in 15 partite, e in una serie di tornei giovanili, attirando su di sé l’attenzione della Juventus. E si sa: quando i bianconeri credono in un ragazzo, lo prendono. Cassata non ha fatto eccezione a questa regola, tanto che nel gennaio del 2015 viene tesserato dai bianconeri. Al Torneo di Viareggio, vinto da Madama dopo quattro anni di risultati non esaltanti, Francesco ha confermato quanto di buono ha fatto vedere nei primi 12 mesi in bianconero, affermandosi come uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico italiano. Il prossimo passo sembra essere ormai già scritto: è tempo di imporsi tra i professionisti.
TUTTO MERITO DI GROSSO – L’arrivo a Torino, per Francesco Cassata, rappresenta un vero e proprio punto di svolta per il suo processo di crescita calcistica. E sia chiaro: non è solo un fatto legato al prestigio della maglia che adesso indossa, seppur a livello giovanile, ma perché in bianconero ha trovato Fabio Grosso, l’allenatore che più di tutti è riuscito a valorizzare le sue qualità e, soprattutto, la sua immensa duttilità, trovandogli una collocazione tattica che gli consentisse di esprimersi al meglio. “Mi ha costruito“, ha dichiarato Francesco al termine dell’esperienza al Torneo di Viareggio, riferendosi all’uomo delle notti magiche di Germania 2006.
STATISTICHE – In questa stagione, Francesco Cassata ha segnato 4 reti in 32 partite complessive, condite anche da 5 assist. Una piccola nota dolente riguarda i cartellini: 11 gialli e due espulsioni, di cui una per rosso diretto e una per somma di ammonizioni, sono senza dubbio un aspetto su cui lavorare per completare al meglio il processo di crescita. Bisogna però specificare che, sotto questo punto di vista, il calciatore è migliorato moltissimo, perché se è vero che alcuni dei cartellini sono frutto del nervosismo, spesso sono solo eccessi di generosità, derivati dalla volontà di riconquistare ogni pallone con tutti i mezzi, come se fosse l’ultimo. Fino alla fine, appunto.
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