Stesso nome, stesso ruolo: il maestro e l’allievo, Buffon e Donnarumma. “Prima lava tutte le macchine. Poi le lucidi, con la cera. Devi dare la cera con la mano destra e la devi togliere con la sinistra. Dai la cera, togli la cera. Il respiro lo prendi con il naso e lo emetti dalla bocca. Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro è molto importante” (Per vincere domani – The Karate Kid). Già, quel respiro che ti da la consapevolezza di essere il numero uno. Non del presente, ma il numero uno di sempre. Perchè a Gianluigi Buffon questo merito non possiamo non riconoscerglielo.
La partita di ieri sera a San Siro contro il Milan, è l’ennesima di quelle da incorniciare ed appendere nella stanza dei ricordi o dei trofei, colma oramai. Prestazione da stropicciarsi gli occhi, una lezione per l’allievo che, con ogni probabilità, riceverà le redini della porta della Nazionale italiana quando Super Gigi appenderà i guantoni al chiodo. Uno scambio di consegne, insomma. Passato, presente e futuro del calcio italiano.
E la parata sulla punizione di Balotelli è solo un modo per riscaldarsi i guantoni, per dire “ehi, ci sono anche io qui”. E da terra respinge anche sulla ribattuta di Antonelli. Sul gol di Alex, poco dopo, non avrebbe potuto fare nulla, non perchè il colpo di testa era imprendibile ma perchè poi si sarebbe dimostrato troppo disumano. Eppure c’era mancato poco.
Il pareggio della Juve arriva da un suo lancio. È Buffon, quasi da centrocampista (il suo ruolo iniziale), a far partire lo scambio Mandzukic-Morata-Mandzukic. Onnipresente, salva il risultato, guida la difesa e da buon capitano, anche l’intera squadra.
Non ce ne vogliano gli dei, ma c’è posto anche per lui nel loro Olimpo? A Buffon, la Juventus, gli deve una statua per la sua immensità. Si sprecano gli aggettivi, anzi sono finiti. E la ciliegina sulla torta ce la mette al 51′ quando compie un doppio miracolo. Prima respinge il rasoterra di Bacca, poi si supera sulla ribattuta di Balotelli deviando la palla sulla traversa. E chissà che faccia avrà fatto, a circa 100 metri di distanza, l’allievo Donnarumma.
Michele Ranieri
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