Tesi complottiste e polemiche a non finire: per fortuna alla fine parla sempre il campo

Perdonate, cari lettori, se l’articolo inizia con una domanda. Di norma, giornalisticamente parlando, non sarebbe proprio il massimo. Esistono però condizioni speciali per cui le regole, a volte, possono attendere, lasciando spazio ad una riflessione attenta sullo stato delle cose. Ebbene, il quesito è semplice. Perché? Perché, davanti a determinate dichiarazioni che smentiscono veleni, proteste plateali e polemiche, anziché ammettere d’aver esagerato si contracca? Perché occorre, non appena subentra l’occasione, spingere sull’acceleratore – rischiando di “schiantarsi” contro un muro di argomenti sconfessati – invece di frenare, ponderando per bene il rilascio delle classiche affermazioni complottistiche? E poi ancora: perché se un arbitro internazionale esce allo scoperto, spiegando pubblicamente l’episodio che ha scatenato i malumori delle ultime settimane, viene in automatico appellato con dispreggiativi diffamatori e ingiuriosi?

“Come la fai la sbagli”, secondo un proverbio popolare. E in effetti è vero. Fino a qualche giorno addietro tutti erano entusiasti davanti alla possibilità, per un arbitro, di rilasciare interviste. “Finalmente, così spiegheranno i motivi delle loro decisioni davanti alle telecamere! Non potranno più nascondere nulla”. Poi succede che Nicola Rizzoli, direttore di gara nel derby della Mole, in occasione della sua premiazione ad un evento di beneficenza chiarisca l’episodio clou:”Non c’è stata testa contro testa, le immagini non danno il senso vero di quel che è successo. Ci fosse stata la testata, non mi sarei limitato al cartellino giallo“. E allora “vai col liscio”. Migliaia e migliaia di commenti che dubitano sulla buona fede, su tutto il senso del campionato, arrivando persino a desiderare una seconda “Calciopoli”.

Banner-Editoriale-Paolo-PanicoSe addirittura il protagonista principale – oltre al numero 19 bianconero – interviene per placare gli animi, per quale motivo serve mettere zizzania? A taluni verrebbe da chiedere “Cosa volete di più?”. Una ammissione di colpevolezza? Una frase del tipo “Sì, è vero, colpa della sudditanza psicologica nei confronti della Juve”? Oppure “Chiedo scusa a tutto il calcio italiano, Bonucci mi ha tirato una testata violenta”? Sarebbero molto più false quest’ultime di parole. Senza contare che Bonucci l’ammonizione se l’è comunque beccata.

E poi, basta con i paragoni forzati. Va bene discutere sulla quantità delle giornate di squalifica inflitte a Higuain, forse un tantino esagerate, sebbene spetti alla Giustizia Sportiva stabilirlo; ma se il “Pipita” perde le staffe e reagisce in malo modo ad un provvedimento disciplinare, perché deve essere colpa della Juventus? Che c’entrano gli juventini? Il Napoli commette degli errori in una partita delicata, subisce tre reti dall’Udinese in lotta per non retrocedere – con tutto il rispetto per i friulani, ovviamente, i quali hanno giocato un’ottima partita, meritando la vittoria – ed è ancora colpa della Juve?

Ora, va davvero elogiata la squadra di mister Sarri dal punto di vista calcistico. Anzi, l’annata partenopea è stata straordinaria grazie all’ottimo lavoro compiuto dal tecnico toscano. Oltretutto, all’andata, il Napoli ha nettamente surclassato Buffon e compagni. Ma se perdi lo scontro diretto al ritorno e getti per strada punti importanti nelle corsa allo scudetto, allora poi lamentarsi serve a poco. Alla fine, fortunatamente, parla il campo; che, in questo momento, sta dando ragione alla Juventus e alla sua cavalcata di vittorie dopo un inizio negativo, o meglio, quasi “nero”.

Paolo Panico

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