Eppure sino a non troppe settimane fa sembrava (finalmente) che il campionato italiano fosse tornato ad essere avvincente e competitivo innanzitutto, per via del buon numero di squadre pronte a contendersi lo Scudetto sino all’ultimo respiro, ma soprattutto equilibrato e “regolare”. Insomma avete capito bene, senza presunti favoritismi.
Certamente qualche svista arbitrale anche in questa stagione c’era già stata, ma d’altronde non si può pretendere che non ci siano. Il tutto fa parte di un pacchetto “visto e piaciuto”, che gode di un margine d’errore messo in preventivo, accettato e firmato da tutti i protagonisti della Serie A sin dal mese di agosto. In fondo i direttori di gara non sono che esseri umani a cui deve essere concessa anche la possibilità di sbagliare in serenità, senza accuse, nonostante si tratti di professionisti che operano sicuramente ad alti livelli. Tutto sommato, però, in questo campionato le conduzioni di gara sembrava potessero accontentare grossomodo tutti, o perlomeno non scaturire pericolosi malcontenti. Già, pericolosi malcontenti. Perchè stando agli ultimi anni, a detta di chi difficilmente riesce a spuntarla nella corsa allo Scudetto, sembrava che il processo di Calciopoli stesse per ritornare da un momento all’altro, pronto a far luce su chissà quale altro scandalo. Del resto il gol di Muntari grida ancora vendetta, e quei 102 punti collezionati dalla Juventus ancora non sembrano del tutto figli dello strapotere di Madama espresso sul campo, ed anzi, hanno lasciato in eredità qualche perplessità di troppo che tutt’ora alberga nei cuori degli irriducibili sostenitori del complotto. Gli stessi che, è bene che lo si capisca una volta per tutte, saranno sempre disposti ad insinuare o nel peggiore dei casi accusare sulla base delle sensazioni.
Costoro saranno presenti negli 1-0 viziati da gol in fuorigioco, cosi come nei 4-0 senza storie da raccontare se non quella di una squadra che stravince dominando e mostrando la propria forza. Saranno presenti sia che si vinca un campionato con un punto di vantaggio sulla prima inseguitrice, sia che lo si vinca con così tanti punti di scarto da renderlo noioso persino per chi vince. E’ anche questo il calcio, che ci piaccia o no, se è vero che questo sport è di tutti. Ecco perchè è bene parlare di fatti più concreti, più seri, più meritevoli di essere citati. Insomma, di fatti. Perchè si tratta di un dato di fatto offerto proprio da questo torneo la presunta verità stabilita dagli avversari che, contro la Juventus, tutto fanno eccetto che scansarsi, visto che i bianconeri hanno esordito in casa perdendo contro l’Udinese, hanno pareggiato ancora fra le mura dello Stadium col Chievo e col Frosinone giocando male, ed hanno perso a Reggio Emilia contro il Sassuolo giocando anche peggio. Nel mezzo le sconfitte dell’Olimpico contro la Roma, del San Paolo ed il pareggio del Meazza contro l’Inter. Il punto è questo: se la Juve è umana, allora ecco che diviene possibile anche riuscire a fare punti o addirittura piegarla. Un lato di Madama effettivamente mai mostrato sino all’inizio di questo torneo, da quattro anni a questa parte, e che quindi ha spiazzato molti. Soltanto che nel prosieguo della stagione i bianconeri hanno avuto il merito di ritrovarsi, di fare ancora una volta gruppo e soprattutto ricominciare a fare gioco. Di conseguenza anche i risultati sono sopraggiunti e la rincorsa cominciata silente è divenuta passo dopo passo rumorosa. Sino ad oggi, che dal -9 registrato alla decima giornata rispetto al Napoli ora secondo (addirittura -11 dalla Roma capolista) la squadra di Massimiliano Allegri si ritrova, e non esattamente per caso, per fortuna o per concessione Divina, ad occupare il primo posto con un vantaggio di ben 6 lunghezze dai partenopei.
Probabilmente lo scoppio della polemica non è dovuto alla questione legata ad una certa responsabilità della classe arbitrale, evidentemente corrotta in qualche modo, ed ai rancori che derivano da tale pensiero. Confesso un totale rifiuto nel voler credere a qualcosa che non costituisce altro che un alibi semplicistico. Per cui la polemica potrebbe prendere vita più che altro dalla solita e conclamata realtà dei fatti, che pure premia l’orchestra di Maurizio Sarri, rea di aver suonato lo spartito migliore in termini di gioco per lunghi tratti di stagione e ricevuto anche numerosi e lusinghieri complimenti a tal proposito. Anche perchè, dopo la catastrofica gestione Benitez, sembravano più che mai lontani i tempi in cui nel gruppo regnava sovrana ed incontrastata la confusione oltre che, a momenti, persino l’autogestione. Così come i momenti in cui Higuain sembrava sentirsi sempre più una cattedrale nel deserto del San Paolo. Dove anche la difesa, che presenta ancora gli stessi centrali accusati di buchi e disattenzioni clamorosi sino a maggio 2015, è sembrata in alcune circostanze praticamente impenetrabile e finalmente sicura di sè. Tutto ciò ha prodotto una crescita collettiva sotto l’aspetto emotivo, tecnico e tattico esponenziale, che di fatto (ed a ragione) ha permesso di fantasticare su qualcosa di più che non fosse l’obbligo di un piazzamento Champions.
Soltanto che adesso, ad una manciata di partite dal traguardo, qualcosa sembra essersi rotto laddove più conta, ovvero nel gioco, e non certo nel sistema arbitrale come invece conviene far credere a qualcuno. Il Napoli forse è stanco, magari soffre la carenza di ricambi adatti a far tirare il fiato ai titolari, e probabilmente non è abituato a reggere le pressioni che derivano dai primissimi piani di classifica. Perchè svolgere il ruolo di chi insegue è un conto certo, ma fare la parte del leone che marca e mantiene il proprio territorio è un altro. Ed è proprio allora che si preferisce il rifugio nei soliti e caldi lidi offerti dalla polemica, dal singolo episodio e/o dalla decisione dubbia se non addirittura palesemente errata del direttore di gara. Neanche si stesse meritando di vincere poi, e di conseguenza fosse stato sottratto davvero qualcosa. La debacle di Udine quindi no, non può essere attribuita a torti arbitrali, così come non può essere giudicata dubbia o comunque favorita da un arbitraggio a tinte bianconere la vittoria della Juventus nel derby contro il Torino. La spinta, la parola di troppo, il muso duro, la protesta veemente. Tutto può essere sanzionato ed è sanzionabile, ma il verdetto del campo ricordiamoci sempre che comporta una storia a se, e che detiene sempre la verità. E quest’ultima sostiene che c’è una squadra che detiene 73 punti in classifica dopo 31 partite giocate, figli di 23 vittorie (di cui 15 consecutive), 4 pareggi e 4 sconfitte. Una squadra che può vantarsi della miglior difesa del campionato, che ha incassato soltanto 16 gol. Una squadra che si pregia di un attacco formidabile, che fino ad oggi ha messo a segno 56 reti, ma che però non risulta essere il migliore della Serie A. Tuttavia, questa squadra sa perfettamente che per vincere il tricolore non è necessario disporre di più marcature all’attivo rispetto agli altri, così come non è necessario coccolarsi ad ogni costo il capocannoniere del festival. In verità basta essere solidi, cinici, mantenere la dovuta costanza e godere di una certa autostima che va al di là del vincere o perdere una singola partita, e che consente di non abbattersi se il gioco latita per qualche tempo. Il resto viene da se.
Cosa ci rimane, dunque, di questo campionato? Tanto. Innanzitutto la certezza che non è ancora finito, anche se adesso la Juventus ha compiuto un passo in avanti importante verso la conquista del quinto titolo consecutivo. Comunque dovesse andare a finire, quindi, ci rimarrà impresso un bel testa a testa durato fino alla fine o quasi, due grandi squadre che si sono date battaglia sul campo e che hanno regalato spettacolo, oltre che belle soddisfazioni ai loro tifosi durante la stagione. Rimarrà il ricordo di un giocatore mostruoso qual è Higuain, di un attacco straordinario che è comunque quello azzurro, e di una difesa imperforabile quale è quella bianconera, oltre che di un ragazzino dalle qualità a dir poco esaltanti come Dybala. Rimarrà la grinta di Zaza che non demorde mai, la duttilità tattica di Callejon, il record di imbattibilità raggiunto da un mostro come Gigi Buffon, i quattro polmoni di Allan, il bel gioco offerto da Sarri e la capacità di far giocare bene la Juve cambiando pelle più volte da parte di Allegri. Del duello fra Juve e Napoli ci rimarrà questo e tanto altro di bello dunque, per cui non roviniamo tutto ancora una volta con le solite chiacchiere da bar. Comunque vada ci saranno onori per entrambi, onori meritati ed attribuiti alle compagini dal campo. E da nient’altro.
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)