Il Torneo di Viareggio ha acceso i riflettori sulla Primavera di Fabio Grosso – il cui luminoso cammino aveva già attratto parecchi osservatori – e anche i più distratti hanno buttato un’occhio sulla formazione bianconera, alla ricerca di possibili fenomeni su cui scommettere. Gioiellini da coltivare. Alla 68a edizione del Torneo, per motivi vari, non hanno potuto esprimersi al meglio prospetti come Romagna, Favilli, Audero e Clemenza, ma Grosso non ha dovuto rinunciare a Pol Lirola. E tutti hanno potuto ammirare le gesta dello spagnolo. Rimanendo, ovviamente, colpiti.
Partiamo dall’inizio, però. Pol Mikel Lirola Kosok, classe 1997, arriva alla Juve nel gennaio dello scorso anno, in prestito dall’Espanyol, società in cui si era già messo in mostra, conquistando la fascia da capitano della selezione Under 17. Alla Vecchia Signora, però, non è stato possibile dire no, in barba alle avances di Barcellona e Manchester City. Arriva in una Juve decisamente meno solida di quella di quest’anno e il suo impatto non è esaltante. Discreto, ma nei primi sei mesi non si grida certo al fenomeno.
Con l’avvio della nuova stagione, però, tutto è cambiato. Fin dalla prima gara di quest’anno, contro il Modena, si è avuta la sensazione di avere a che fare con un altro giocatore. Le qualità hanno iniziato a emergere, la sicurezza è aumentata in maniera esponenziale e con la sua crescita è cresciuta la Juve. Dopo il buon avvio, un piccolo infortunio l’ha messo ko alcune gare, costringendo Grosso a optare per la difesa a tre, perché senza Lirola era complicato schierarsi a quattro. Soprattutto in un momento in cui la quadratura del cerchio sembrava ancora lontana. L’8 novembre, però, rientra a pieno regime contro il Sassuolo e da allora non ha più saltato una partita. Tante vittorie (tutte, tranne le ultime due gare contro Sampdoria e Sassuolo) e una serie di prove da lasciare a bocca aperta.
Di Lirola si parla tanto, quindi, ma che giocatore è? Quali sono le qualità a cui facevamo riferimento? Rispondiamo subito. Lo spagnolo è un esterno destro di difesa, un terzino alla Lichtsteiner, in grado, senza dubbio, grazie alle sue spiccate doti offensive, di ricoprire anche il ruolo di esterno in un centrocampo a cinque. Ha doti fisiche importanti, una progressione e un cambio di passo notevoli, buona tecnica e capacità di visualizzare gli spazi disponibili, oltre che un buon tempo per gli inserimenti. È bravo anche nel cross, qualità che non può sfoggiare troppo spesso a causa del tipo di gioco della squadra di Grosso, che macina chilometri sugli esterni, ma usa le corsie più per la penetrazione palla a terra e per aprire gli spazi agli inserimenti centrali che per mettere palloni in mezzo, ove, peraltro, a parte Favilli, non ci sono arieti. Un giocatore completo, insomma, che pare già pronto per livelli più alti del campionato Primavera.
Ovviamente, però, non è tutto oro quel che luccica. Il ragazzo ha qualità importantissime e va indubbiamente tenuto d’occhio, ma – e anche qui siamo nel campo dell’ovvio – non è perfetto. Prima di tutto, proiettandolo a livelli più alti, ci sarebbe da testare l’impatto con un mondo in cui la sua fisicità e il suo atletismo non sarebbero più eccezionali, ma nel migliore dei casi buoni, più probabilmente nella norma. I pari età li divora, in Serie A le cose potrebbero cambiare. Lo spagnolo, poi, deve imparare a mantenere quella concentrazione che nella massima serie è indispensabile. A tratti, infatti, non segue il gioco a palla lontana, dovendo poi rimediare prendendo posizione in corso d’opera. Leggerezza che in Primavera è permessa, in A decisamente no. L’attenzione e la disciplina tattica sono, quindi, le due componenti da migliorare assolutamente, considerando comunque che si tratta di scolpire un campioncino partendo da una base decisamente ottima. Il futuro è dalla sua e se prevedere come andranno le cose è impossibile, perché ci sono troppi fattori in ballo, noi scommetteremmo su un suo futuro da professionista. Se vinceremo la scommessa, se si tratterà di Juve o qualche realtà più piccola, questo dipenderà tanto da lui. Questo è il momento di lavorare, questo è il momento, per Pol Lirola, di correre come quel treno svizzero a cui si ispira.
Edoardo Siddi