Un’intervista alternativa, sicuramente simpatica in cui traspare l’animo di un ragazzo di 23 anni come Alvaro Morata. In mattinata i JKids hanno incontrato il numero 9 bianconero per il secondo appuntamento, dopo quello con Buffon lo scorso dicembre. Ecco il resoconto tratto da Juventus.com:
Luci, telecamere e macchine fotografiche in sala stampa, allo Juventus Center. In postazione, pronto a rispondere alla domanda, Alvaro Morata. Tocca al piccolo Denis, 6 anni, Junior Member, porre il quesito al bomber bianconero, suo idolo. L’emozione è forte, fortissima, e così per un attimo il giovane tifoso si blocca, ed ammette con splendido candore: “Non mi ricordo la domanda”.
Alvaro sorride, lo incoraggia e così, dopo pochi minuti, la domanda arriva, e Morata può rispondere al piccolo reporter, curioso di sapere “come si fa a fare tanti gol”.
È stato questo uno dei momenti più simpatici e toccanti della conferenza stampa di oggi riservata ai Junior Member bianconeri che nei giorni scorsi si sono registrati ed hanno inviato la propria candidatura attraverso l’apposita sezione sul nostro sito. Un’iniziativa che ha permesso loro di realizzare un sogno – incontrare il proprio campione preferito – e poter dialogare con lui, faccia a faccia, in un vero e proprio evento mediatico a misura di junior reporter.
La seconda conferenza stampa tutta dedicata ai più giovani tifosi della Juve – dopo quella di capitan Buffon, a dicembre – ha riservato risposte davvero memorabili per i 21 bambini che hanno partecipato all’evento.
«Un consiglio per diventare bravi? Innanzitutto divertirsi giocando a calcio», la risposta con cui ha esordito Alvaro imbeccato dai piccoli giornalisti in erba.
Se la partita che rigiocherebbe è naturalmente la finale di Champions, «per provare questa volta a vincerla», ed il gol a cui è più affezionato è quello al Bernabeu, «perché ho sentito tanta gente felice di tornare in finale di Champions, dopo tanti anni», a Daniele, Alvaro ha confessato che «prima delle partite per esempio bisogna andare a letto presto: piccoli sacrifici che però sono assolutamente sopportabili quando fai qualcosa che ti piace».
Nonostante, una volta ogni tanto, «anche a me piaccia mangiarmi un bel hamburger o una pizza con gli amici».
A Emily, piccola tifosa di 9 anni, Alvaro ha raccontato che «giocando a Madrid da piccolo il mio idolo è sempre stato Raul», mentre con Matteo di Realmonte il nostro bomber spagnolo ha ammesso ridendo che «non mi dispiacerebbe se qui in Italia qualche squadra giocasse con due difensori invece che tre», in un campionato in cui c’è la filosofia di «difendere e lottare fino alla fine».
Ad Alice ha svelato invece che nelle serate in cui non è in ritiro con la squadra gli piace ordinare pizza take-away per vedere le partite di calcio in TV con gli amici, anche se a volte va lui stesso a ritirarle in pizzeria.
Tra un «da piccolo Topolino lo leggevo in spagnolo, ma se avessi saputo che avrei giocato in Italia lo avrei letto in italiano», e un «non ho mai pensato a cosa farò quando smetterò di giocare a calcio… di sicuro non l’allenatore», Maria Grazia della provincia di Salerno è venuta a sapere qual è il numero preferito dal nostro Alvaro («E’ il 7: chissà magari con Zaza, mio compagno di camera, ce lo scambieremo l’anno prossimo. Ho scelto il 9 perché era libero ed è una responsabilità per via dei tanti grandi campioni passati alla Juve con quel numero»), mentre Saverio, 6 anni da Termoli, ha scoperto come uno dei giocatori che ha insegnato di più al giovane Morata sia stato Tevez.
E a fine conferenza stampa non poteva mancare una consiglio su come continuare a divertirsi in armonia con i compagni, costruendo insieme i successi del futuro. «Il segreto per andare tutti d’accordo è non pensare ognuno ai fatti propri», ha concluso l’attaccante spagnolo. «Ognuno deve sempre essere disponibile per i compagni di squadra, e dare loro una mano. È un bene remare tutti nella stessa direzione. Questo si vede nella Juve ogni volta che qualcuno segna: esultiamo tutti come se il gol fosse nostro. Qui non è solo una squadra di calcio, ma una vera e propria famiglia».
L’insegnamento più bello con il quale i nostri JKids potevano tornare a casa, insomma, dopo una delle giornate più emozionanti della loro vita.
Fonte: Juventus.com
Oscar Toson