Tra un Morata che rinasce, un Dybala che continua a crescere e uno Zaza sempre micidiale quando chiamato in causa, c’è Mario Mandzukic. Arrivato alla Juve come “erede emotivo” di Tevez, il croato ha solo in parte rispettato le attese. Se dal punto di vista della generosità sembra avere pochi rivali, da quello realizzativo ci si aspettava qualcosa in più e i 19 milioni spesi in estate da Marotta e Paratici ne sono testimonianza.
ALLA RISCOSSA – La stagione di Mario era iniziata nel migliore dei modi, la marcatura in Supercoppa lasciava presagire ad un’annata ricca di goal e la media realizzativa degli anni precedenti confermava l’aspettativa. Un brutto infortunio rimediato contro l’Udinese alla prima giornata ne ha tuttavia rallentato l’inserimento in squadra, facendolo diventare uno dei maggiori colpevoli della crisi di inizio anno.
Poi la riscossa; col Natale alle porte il croato sembra tornare il “cannibale d’area” che tutti conoscevamo; 5 goal e un assist aiutano la Juve a risorgere in campionato e consentono a Mandzo di conquistarsi il posto da titolare a discapito di Morata.
CORRE TANTO MA SEGNA POCO – Quando tutto sembrava andare per il meglio, si è fermato. Il 20 dicembre segna il suo ultimo goal contro il Carpi, poi tante buone prestazioni in cui la cattiveria agonistica ha fatto da padrona (andata col Bayern in primis). Allegri è dalla sua parte, la squadra (soprattutto la difesa) lo adora per lo spirito di abnegazione, ma i goal non arrivano e per un attaccante, non è cosa di poco conto.
FUTURO INCERTO – Le ultime 8 giornate di campionato, con annessa finale di Coppa Italia, saranno essenziali per definire un’annata che potrebbe invertire o confermare le tendenze. A giugno la palla passerà alla dirigenza; a fronte di una grande offerta, potrebbe cedere un giocatore che ormai sfiora i 30 anni.
Sempre che “l’attaccante generoso” non torni ad essere “l’uomo dei goal pesanti”.
Pietro Pregnolato