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Il termine simpatia nell’origine etimologica coincide con quella di ‘compassione’ ma mentre questa evidenzia la capacità di percepire emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla, la parola simpatia può essere usata per «denotare il nostro sentimento di partecipazione per qualunque passione. La compassione è una ‘specificazione della simpatia‘”. Questo è quanto si legge su Wikipedia, che a proposito dell’antipatia ci spiega che “Il termine antipatia deriva dal greco anti (contro) e pathos (“passione contro qualcuno“). L’antipatia può nascere da cause interne all’individuo o esterne, può essere individuale o collettiva, può risultare momentanea o duratura“. Bene, teniamolo a mente.

QUANDO ERAVAMO SIMPATICI. In teoria, un “soggetto” dovrebbe risultare simpatico o antipatico a prescindere da ragionamenti e situazioni momentanee, invece in Italia succede che determinate squadre di calcio, storicamente “antipatiche”, siano addirittura risultate simpatiche in alcuni momenti della loro storia. Operazione dalla facile dimostrazione. Prendiamo ad esempio una partita in cui la squadra “storicamente antipatica” perda in casa di un’altra squadra, che si è autoattribuita l’onerosa carica di “rivale storica”, magari in seguito a due rigori inesistenti. Prendiamo magari il presidente della squadra “storicamente antipatica”: una persona affabile, dai modi gentili ed educati, sempre pronto a sorridere ed a stringere la mano al più forte. Uno che non “usa” la storia del proprio club “storicamente antipatico” come barriera da erigere orgogliosamente tra sé e gli altri, uno che “Calciopoli è stata una brutta pagina…”. Forse avete colto il riferimento. Quella squadra “storicamente antipatica” poi arriva due volte settima, perde sempre contro le dirette concorrenti, non è più “arrogante” nella sua forza, ha “lavato la sua coscienza” dopo Calciopoli (ebbene sì, abbiamo sentito anche questa…), e improvvisamente risulta simpatica. Il suo presidente è un “signore”, la squadra è “finalmente onesta”, mentre prende gol e subisce umiliazioni in giro per l’Italia e l’Europa.

DI CITAZIONE IN CITAZIONE. Poi succede “qualcosa”, nel corso degli anni, e quella squadra torna a ricoprire il suo ruolo di “storicamente antipatica”. Facciamo una breve ma significativa carrellata: “La sconfitta della Juve risolleverebbe il Paese!” (cit.); “è un campionato finalmente appassionante” (multicit.); “non si può competere contro chi ha un fatturato doppio del nostro” (pluricit.); “si scansano” (ultrapluricit.); “non ci piace la moviola, quest’anno non l’abbiamo quasi mai fatta, ma stasera ne parliamo per i fatti del derby di Torino” (fantacit.); “qui sembra che parlare di Juve non sia possibile, sia peggio che attaccare l’ISIS” (epic cit.).

CAMPAGNE E SCANDALI. E poi: si scomodano squadre illustri (Frosinone e Rosemborg), si esulta in diretta tvBanner-Editoriale-Gennaro-Acunzo al gol della “diretta concorrente”, si indossano bavagli, si invocano cartellini gialli che falsano i campionati, si intervistano vecchi allenatori, si parla di “mentalità camorristica”, si diffondono in rete “frame” poco realistici ma che suscitano scandalo, ci si indigna per un mancato secondo giallo nonostante le moviole e una lunga lista di precedenti analoghi che non suscitarono (stranamente) altrettanto scandalo. Oppure si denunciano arbitri, si creano casi nazionali per tweet sin troppo politically correct, si bolla come “contro natura” il tifo bianconero di chi è nato a determinate latitudini meridionali.

ITALIANI, GENTE SEMPLICE. Forse non è il caso di andare avanti, dovremmo aver reso l’idea. Torniamo allora alle definizioni iniziali: l’antipatia può essere momentanea o duratura? Nel nostro caso, diremmo che l’antipatia è legata ai risultati, perché in fondo gli italiani sono gente semplice: chi perde è simpatico, chi vince è antipatico. (Voi cosa preferite essere? Domanda retorica…). Perché allora stupirsi o indignarsi se le Tv, i giornali, il web, scatenano il solito circo mediatico anti-bianconero alla prima rimessa laterale dubbia? Dovrebbero fare altrettanto con le altre squadre? Inutile fare la guerra ai mulini a vento. Il 30% dell’Italia tifa Juventus, il 70% no: secondo voi i mass media italioti preferiscono “piacere” al 30% o al 70% del pubblico? Ingenui…

Gennaro Acunzo

 

This post was last modified on 26 Marzo 2016 - 09:45

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