Eccolo, il traguardo. Sudato, combattuto, famelicamente azzannato. Quindi, novecentotrenta minuti dopo, meravigliosamente sorto come l’alba più bella della tua vita. Ce l’ha fatta, Buffon. Ora non ha più ‘colleghi’ da scalare, minuti da contare, santi a cui appellarsi. Ora ha tagliato il nastro della storia, raggiunto una linea d’arrivo che sembrava impossibile anche solo scorgere.
Ce l’ha fatta, Buffon. Con caparbietà, voglia, serietà e dedizione. E con una difesa superba in ogni occasione. Coi suoi trentott’anni che sembrano non invecchiarlo, ma candidamente maturarlo. Con la stessa luce negli occhi, lo stesso vigore nelle mani, lo stesso sguardo di chi non ha mai smesso di amare ciò che fa e soprattutto la maglia che indossa. E ce l’ha fatta così, sul più bello. Così, in una delle settimane più esaltanti e allo stesso tempo più difficili. Adesso Gigi stringe i pugni, cerca i tifosi con lo sguardo, sa di essere incredibile protagonista della storia: n’è orgoglioso, infinitamente.
Vent’anni di tête-à-tête con la cresta dell’onda, eppure è ancora lì, ancora caparbio e cocciuto. Anche nell’emozioni, nel ritornare quel ragazzino scapestrato che strappò il tempo, chiuse gli occhi e si gettò in una mischia fatta da chi s’accompagna ai sogni giorno dopo giorno. Il resto è una straordinaria opera del tempo: mai tiranno, con lui. Mai bastardo, né cinico. Gli aprì un’autostrada sul mondo in un novembre di vent’anni fa, quando chiuse porta e speranze al Milan di Capello; gli dà l’uscita verso la gloria in quest’inizio di Primavera, scrivendo una nuova pagina della storia del calcio a caratteri cubitali: no, nessuno meglio di lui. Nessuno. Nemmeno quel Seba Rossi che si ritrovò davanti nel giorno del suo debutto.
La gloria, quanto più dovrà durare, tanto più tardi giungerà: Schopenhauer non docet, ma certifica. Sono passate da poco le 15, e il calcio si è fermato per un istante. L’ha fatto per applaudirlo, per rendergli omaggio, per fare di Gianlugi Buffon un’icona immortale ed imperitura. Per fare di Gigi Buffon, nuovamente, l’esempio più calzante della stessa vita: mai smettere di crederci, mai adagiarsi. Perché per quanti allori si posseggano, ce n’è sempre un altro da conquistare. A denti stretti, a pugni chiusi, in uscita alta o bassa. Molto spesso, il tuffo vincente è solo dietro l’angolo. Basta aspettare novecentrotrenta minuti, basta essere e sentirsi il migliore. A trentott’anni, il cuore in gola e l’ennesima certezza: è lui, il migliore di tutti i tempi.