Perché la Juve non può più uscire a testa alta

La differenza tra una corazzata e una grande squadra la fanno anche – e sopratutto – i dettagli. Servono i fuoriclasse, certo, ma alcune piccolezze possono risultare decisive. Una di queste è il modo di affrontare un’eliminazione o una sconfitta in genere. Dopo la sconfitta contro il Bayern Monaco, abbiamo detto che la Juve doveva uscire a testa bassa; qualcuno, forse, ha travisato questa espressione.

I bianconeri hanno dato tutto, superando ogni aspettativa: hanno messo in difficoltà una delle squadre più forti del mondo, rischiando seriamente di passare il turno. Sembrava una sfida impossibile, ma la Juve ha dimostrato di poter competere con le migliori compagini del continenti: l’aveva fatto già con Real Madrid e Barcellona, un anno fa, ora è stato il turno del Bayern. E, da questo punto di vista, non si può che fare i complimenti ai giocatori e a Massimiliano Allegri.

Buffon-bayern

Il punto è che la Juve non può uscire a testa alta, perché significa sminuire storia e blasone di una delle società più prestigiose del mondo. È vero che l’Italia sta vivendo un momento di assoluta flessione, ma i bianconeri rappresentano – e devono rappresentare – una lieta eccezione. Sono altre squadre, con tradizione europea nettamente inferiore, a poter uscire a testa alta, dopo una sconfitta. Non servono alibi: il calcio è così, si vince e si perde, ciò che importa è lottare sempre per la vittoria.

La Signora, quindi, deve meditare sugli errori fatti. Magari pure godersi le nuove certezze, come quella di potersi comodamente sedere al tavolo delle grandissime. E ragionare, pianificare: come si può arrivare finalmente a quei livelli? Senza dover partire sconfitti in partenza, insomma. È difficile, ma possibile: si può con la giusta strategia sul mercato, in campo e anche a livello comunicativo. Che poi è ciò che, forse, ha fatto la differenza tra la gestione precedente e quella attuale: questa Juve gioca per vincere, sempre. I tempi dell’ostico Nordsjælland sembrano davvero lontani.

Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)

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