Bisogna esultare, bisogna guardare, come sempre, al proprio orto (o meglio orticello?).
Che si gioisca in Italia per l’uscita dalla Champions della Juventus è ormai cosa nota. Possono star ora tranquilli quei tifosi interisti che ricordano ancora con malinconia il triplete di Mourinho e i sostenitori del gran Milan di Ancelotti che tanti successi ha raccolto in ambito europeo.
Questi sforzi interni hanno portato ad una situazione ormai tragica per il calcio italiano. Le prime tre di Serie A che possono avere accesso alla Champions e dopo la debacle interna della Lazio in Europa League, il nostro campionato, quest’anno, non si trova nessuna squadra ai quarti di una competizione europea. L’ultima volta era successo nel 2000/01.
Problemi di atteggiamento e superficialità nell’affrontare queste sfide. Non è la prima volta che si dice, non è la prima volta che si commenta una sonora “ritirata”.
Bisogna ripensare alla superficialità con cui la Sampdoria ha presto abbandonato la competizione, essendo sconfitta dai serbi del Vojvodina in estate. Alla Fiorentina e al Napoli: quest’ultimo reo aver fatto ampio turnover, pensando di passare tranquillamente il turno poi tra le mura amiche.
Ma le stesse colpe può averle la Juventus. La squadra di Allegri doveva affrontare meglio la fase a gironi, come aveva fatto all’inizio. Finire primi, avrebbe cambiato il cammino dei bianconeri in questa Champions League. Ma con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte, non si conquista certo un traguardo.
Almeno per altre due stagioni si allontana il sogno di riportare un’altra squadra nella più importante competizione europea, la famosa quarta classificata del nostro campionato. Ma non lo meritiamo. Anche perché se abbiamo la possibilità di portarne tre e per due anni consecutivi ci presentiamo con solo due club, è inutile battersi per conquistare qualcosa che non è alla portata, ancora una volta, del campionato italiano.
E’ inutile lottare per le prime posizioni in classifica, così ambite perché ti assicurano un posto in Europa, e contemporaneamente snobbare quella stessa competizione (europea) per cui ti sei dannato l’anno prima.
Basta parlare di arbitri e fare tattica sulla mera comunicazione mediatica. Bisogna parlare di calcio, di gioco e di progetti. Ma la parola “progetto” non deve essere un solo riempitivo per i bei discorsi, ma ci vogliono fatti.
Ci vuole concretezza, come quella dimostrata dall’ambiziosa idea di creare una SuperLega tra le squadre più forti del vecchio continente. Progetto di cui è attore principale anche la Juventus di Agnelli. In Italia, per ora, di riforme ed idee non se ne vede neanche l’ombra.
car.car.
@carlocarillo