Centosessantadue giorni fa, Mario Lemina era una bella promessa ancora tutta da gustare. Allegri l’aveva appena scoperto: complici i problemi a centrocampo, arrivò tuttavia ad affidargli la leadership di tutto il reparto di mezzo della Juventus. E lui rispose: con convinzione, con dedizione, con una voglia matta di meritare quella maglia prestigiosa appena indossata.
Centosessantadue giorni fa, Mario Lemina segnava il primo gol in Serie A. Al Napoli, a Napoli. In una serata per molti da dimenticare, per lui – almeno in parte – finì per diventare il punto da cui partire.
IL RITORNO – Sono invece 124, i giorni passati da quel maledetto tre novembre: appena un paio di minuti in campo contro il Borussia Mönchengladbach, quindi uno stop che a lungo sembrava aver compromesso tutto, soprattutto la futura permanenza del gabonese. Sono stati mesi difficili, per Mario. Fatti di terapie, differenziati e piccoli passi verso il ritorno. Mesi di determinazione e corsa, ma anche di notizie false e pretenziose. Fino al momento della reazione, con quel tweet tanto conciso quanto efficace: “Molti di voi pensano che alla Juve le cose vadano male, invece va tutto benissimo”, scrisse il 26 gennaio. Un mese e mezzo dopo, quelle parole trovano la conferma del campo. La più importante.
IL GOL – Lemina rientra al minuto 71 di Inter-Juve, nel bel mezzo della rimonta nerazzurra e della strage di certezze bianconere. E il copione, a mesi di distanza, proprio non cambia: il mediano finisce lì, nel mezzo della gestione e della rottura. Alzando testa, baricentro e consapevolezze. Ecco: non proprio come a Bergamo, dove l’uomo da sostituire è innanzitutto Khedira, e dove poi dal centro si passa sulla fascia. Sì, perché Mario finisce anche in una sorta di 4-4-2 vecchia scuola. Quasi da esterno puro, di certo non da candido vertice basso. Finché poi non decide di prendersi la briga di diventare un dieci vero: col numero, con la finta e col destro d’esterno che s’infila alle spalle di Sportiello. Da applausi.
IL FUTURO – Il primo pensiero? Va alla moglie, alla figlioletta che bacia subito dopo il fischio finale. A Bergamo ci sono tutti: compagni ovviamente compresi, corsi ad abbracciarlo al momento del gol, a stringerlo e rincuorarlo. Perché in quel momento, in fondo, ritorna un po’ tutto: dalla speranza iniziale fino al calvario, passando per tante piccole tappe che Lemina ha purtroppo saltato. Per dire: l’ultima in A arrivò proprio col Sassuolo, venerdì di nuovo sulla sua strada. Un girone dopo, l’ex Marsiglia può quantomeno tornare a sorridere: il futuro, del resto, è più roseo della maglia indossata a Bergamo. E chissà: forse quei 9.5 milioni per il riscatto, oggi, avranno un altro ‘pro’ di distacco sugli innumerevoli ‘contro’.
CriCo