Quella di Massimiliano Allegri è una Juventus in lotta con le avversarie e, a questo punto, anche con se stessa. Finisce sempre cosi del resto, quando vincenti lo si è da sempre sino a che la stessa vittoria finisce con l’albergare nel dna dei piemontesi.
La squadra bianconera si appresta ad affrontare l’Inter nella semifinale di ritorno della Coppa Italia, forte del 3-0 inflitto allo Stadium nella gara di andata. La partita che si giocherà al Meazza, dunque, sembra avere tutti i caratteri della formalità, anche se il tecnico toscano certamente predicherà ai suoi giocatori sino all’ultimo di non abbassare mai la guardia, di rispettare l’avversario e comunque di giocare al massimo delle possibilità. A quel punto, ad attendere i bianconeri in finale ci sarà il Milan di Bacca e del rientrante Menez. E, proprio la squadra rossonera, rivela una curiosità ed una pillola statistica particolarmente interessante anche ai tifosi di Madama. Difatti, nel 1973, 1977, 1985, 1990, 1998 e 2003 il Diavolo è sempre riuscito ad approdare in finale della coppa nazionale e, in ognuno di questi anni, anche la Juventus è riuscita a centrare l’ultimo atto di una competizione, ma quello della Coppa dei Campioni/Champions League.
Confidando dunque anche nella sorte e nella suddetta pillola statistica per affrontare la delicata trasferta di Monaco di Baviera, la truppa di Allegri può comunque ambire a bissare il successo della coppa nazionale come nel biennio ’59-’60, in cui riuscì a piegare le resistenze di Inter e Fiorentina rispettivamente, compiendo cosi un delizioso double riuscito prima soltanto al Grande Torino. Era quella la squadra di Sivori e Charles, che mantiene una certa somiglianza con la Juve attuale in cui la parte del gigante buono (ma che contro il Bayern ha saputo tramutarla in quella del cattivo) è ricoperta da Mandzukic, mentre Dybala rappresenta l’astuzia, la tecnica e la scaltrezza del primo pallone d’oro bianconero (e della Serie A) Sivori. Differenze sostanziali tuttavia intercorrono fra i caratteri dei due argentini ma, considerando l’irascibilità del Cabezon, per la Joya è anche meglio cosi. E poi, a proposito di paragoni e similitudini, questa Juve può ambire a raggiungere il traguardo raggiunto da quella degli anni ’30, che riusci a vincere il campionato ben cinque volte di fila. E, con il primo posto ritrovato dopo una lunga cavalcata partita dal dodicesimo posto, adesso può apparire ipotesi decisamente più alla portata dei sogni.
Quella in versione 2015/2016, dunque, è una Juve che insegue le vittorie di oggi con un occhio rivolto a quelle del glorioso passato. Nella speranza di migliorarsi ulteriormente.
Rocco Crea (@Rocco_Crea)