Predisposizione alla metamorfosi e consapevolezza dei propri mezzi: la ricetta per una Juve da Oscar

Le partite con Napoli, Bayern Monaco e FC Internazionale hanno offerto un saggio della forza della Juventus, che ha dimostrato ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, di essere il vero top team italiano. Capacità di cambiare senza perdere di vista ciò che si è realmente, serenità e consapevolezza dei propri mezzi, a cui si aggiunge un pizzico di calcolo, fondamentale per gestire i momenti in cui le energie a disposizioni non sono tantissime: questa è la ricetta per una Signora da Oscar.

CAMBIARE SENZA SNATURARSI – Prendiamo in esempio Juventus-Napoli, gara che ha consentito ai bianconeri di riprendersi il primato in classifica dopo un inseguimento mostruoso. Per quella partita, Massimiliano Allegri, complici anche i guai fisici che hanno decimato il parco difensori a sua disposizione, ha deciso di abbandonare, almeno per una sera, il 3-5-2 tradizionalmente espresso dalla squadra, per passare a un 4-4-2 del tutto inedito. Scelta vincente, per due motivi: innanzitutto se si affronta con una difesa a tre un attacco come quello del Napoli gli effetti possono essere devastanti, dato che si corre il rischio di schiacciarsi troppo in fase di non possesso o di trovarsi continuamente ad affrontare uno contro uno gli avversari; inoltre, portando due uomini sulla fascia – Lichtsteiner e Cuadrado a destra, Evra e Pogba a sinistra – gli attaccanti esterni azzurri sono stati chiamati a svolgere un sostanzioso lavoro di raddoppio in fase difensiva. Alcuni hanno poi etichettato come “provinciale” la mentalità espressa in quell’occasione dai bianconeri, ma mai aggettivo, almeno in questa stagione, è stato fuori luogo: scendere in campo con la presunzione di voler imporre il proprio gioco e fiondarsi all’attacco soltanto perché ti chiami “Juventus” non avrebbe portato molto lontano, perché con ampi spazi concessi a Insigne, Callejon e compagni, le ripartenze del Napoli sarebbero state di gran lunga agevolate, con il risultato che la squadra, più che il proprio gioco, avrebbe fatto valere quello dell’avversario. Essere una grande squadra vuol dire anche saper cambiare a seconda della necessità. Stessa cosa dicasi per la gara contro il Bayern Monaco, in cui Allegri ha avuto il coraggio di cambiare per non prestare il fianco agli avversari, esponendo la squadra a una costante inferiorità numerica sulle fasce. Una squadra che sa cambiare, senza mai perdere di vista la sua anima: guerriera, solida, sicura di sé. Mutabile è la forma, immutabile è la virtù, asseriva Platone. In sostanza: la Signora può cambiare vestito, ma l’eleganza resta sempre la stessa.

SERENITÀ E CONSAPEVOLEZZA DELLA PROPRIA FORZA – In un momento in cui tutto sembrava compromesso, Allegri era lì, a predicare calma, che prima o poi la squadra avrebbe trovato una sua identità. E così è stato. La gara di Champions contro il Bayern ne è un esempio: la Juventus, pur trovandosi in svantaggio, non si è persa d’animo, lottando per riaprire un discorso qualificazione che sembrava ormai già avviarsi verso i titoli di coda, e ci è riuscita. Fino alla fine, appunto. Perché si tratta di una stupida frase fatta, ma di uno stile di vita, che si ripercuote su tutti gli aspetti legati a Madama, da quello tecnico a quello societario. E inoltre, perdonateci, ma è impossibile non sottolineare l’atteggiamento bianconero nei confronti del discutibile arbitraggio di Atkinson: nessuna frase volta a commentare in maniera più o meno indiretta la condotta del direttore di gara, né durante le interviste a caldo né tantomeno nelle successive conferenze stampa, nessuno ad accerchiare l’arbitro per contestare decisioni dubbie. La vera differenza tra la Juventus e altre società è proprio questa: essere consapevoli della propria forza.

CALCOLATORI E ORDINATI – Questo concetto è stato analizzato al meglio dal tecnico bianconero, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “L’essenzialità e l’ordine diventano ancora più importanti quando c’è un po’ di stanchezza: brava Juve, prendiamoci la finale di Coppa Italia!”. Se non si è calcolatori al punto giusto, se non si ragiona, se non si dosano energie mentali e fisiche, non ci si può definire una grande squadra. E quella frase finale è stata messa lì appositamente per ricordare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che questa Juve non è disposta a mollare centimetri su nessun fronte.

Corrado Parlati (@Corrado_Parlati)

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