La stagione 1921-22 è tutt’altro che memorabile per la Juventus, che si classifica sesta nel girone A della Lega Nord. Una delle pochissime note liete è l’esordio del grandissimo portiere Gianpiero Combi, nato a Torino il 20 dicembre 1902. Per il resto, disputano qualche partita in bianconero alcuni giocatori che hanno poca gloria e di cui più nessuno sente parlare, tant’è che di loro si conosce solo quel cognome trascritto senza certezze sui giornali dell’epoca.
Ebbene, il 5 febbraio 1922 la Juve perde 2-0 sul campo dell’Unione Sportiva Milanese, società che poi confluirà nell’Inter. Come si può leggere su La Stampa del giorno dopo, i bianconeri scendono in campo rimaneggiati, senza cinque titolari; inoltre si legge: “Dei terzini ha giocato ottimamente Novo; Canzio invece ha commesso qualche errore, uno dei quali costò il secondo goal della squadra”. Per quest’ultimo si tratta del debutto, parteciperà poi anche al pareggio per 1-1 della settimana successiva in casa dello Spezia. Quindi, il 5 marzo, la Juve riceve la fortissima Pro Vercelli e ne becca sette (a uno). Sempre su La Stampa leggiamo che “l’attacco vercellese ritenta più volte la via del goal con due tiri violenti di Gay, il primo dei quali è annullato dall’intervento casuale di Fanzio“.
Insomma, Canzio o Fanzio? Certo che entrambi sono cognomi tutt’altro che comuni, e infatti il lavoro interpretativo degli storici ci lascia in eredità addirittura una terza versione: Fazio. Già, ma il nome? E tutto il resto? La ricerca è complicata. Un giorno mi imbatto in una pagina di Hurrà Juventus del 1921, che celebra la grandezza di Osvaldo Novo. E leggo: “Allievo sino al 1913 dell’Istituto Sociale – vivaio meraviglioso di forze juventine – (salutiamo e ricordiamo con ammirazione e con gratitudine i nostri Bona, Besozzi, Berruti, Dalmazzo, Curti, Sertorio, Fanzio, Perrone, Beccuti, Paolucci); anzi, con Bona e Fanzio, convittore del Sociale, ascolta nel raccoglimento se non giungagli l’hurrà gioioso di tutta la scapigliata gioventù, che rallegra del suo empito calcistico, la Piazza d’Armi e i prati della periferia. E quando Bona, che già durante la stagione 1912-13 giuoca nella prima squadra juventina, dandole tutto l’entusiasmo della sua anima pura, rientra nel Convitto e racconta ai compagni attentissimi i movimenti, le schermaglie, le ansie della partita, il cuore di Novo, che, con Fanzio, deliba gli episodi della lotta, si arroventa nel desiderio di indossare presto la maglia bianco-nera, per difenderla ed onorarla su tutti i campi d’Italia”.
Ebbene, dopo questa emozionante lettura forse è il caso di prendere seriamente in considerazione il fatto che il personaggio di cui sto cercando di ricostruire l’identità e la biografia possa chiamarsi Fanzio. E non Fazio. Per di più, secondo fonti spezzine (visto che La Stampa non riporta le formazioni della succitata partita), la Juve scende in campo in quell’occasione con una formazione che comincia con Combi, Novo, Fanzio… Proseguo allora le ricerche in tal senso e scopro che quell’Istituto Sociale esiste ancora. Si trova a Torino, in corso Siracusa 10.
Avranno degli archivi? Ci provo. La risposta è affermativa, spuntano due fratelli iscritti all’epoca, figli di Giovanni Fanzio e di Rosina Bertelli, nativi di Paderno. Lorenzo è nato il 24 settembre 1894, alla voce indirizzo c’è solo Paderno presso Tortona; si iscrive come convittore al Sociale nel 1906 e termina nel 1911 (in prima liceo classico, dopo essere stato respinto l’anno precedente). Tommaso invece è nato il 24 febbraio 1900, come indirizzo c’è Paderno presso Tortona (BL) ma anche via Sacchi 28 a Torino; si iscrive prima come convittore e poi libero al Sociale nel 1908 e termina nel 1915 (sempre promosso, lascia l’Istituto mentre frequenta la quinta ginnasiale). In verità me lo propinano come Tomaso, con una sola emme, evidentemente quando si parla di lui ne deve sempre mancare un pezzo… Comunque sia, incrociando dati e date, è lui il nostro uomo.
Ho cercato poi di rimanere sulle sue tracce e di scovare altre informazioni, fino a che l’ho ritrovato tra i laureati al Politecnico di Torino, con 80/100, in ingegneria industriale chimica: curiosa è la data del conseguimento del prestigioso titolo di studio, il 31 dicembre 1923, sicuramente avrà passato un Capodanno indimenticabile! Come si evince dal documento fornitomi dalla rinomatissima università torinese (che gli restituisce anche la doppia emme), la signora Bertelli da Rosina è diventata Rosa; Paderno è poi indicato in provincia di Alessandria, ma la sostanza non cambia. Infine, la licenza liceale Tommaso l’ha ottenuta al Vittorio Alfieri, sempre nel capoluogo piemontese. Già, Tommaso, dubbi non ce ne sono più. Tommaso Fanzio, la meteora bianconera che coronò il sogno di giocare nella Juventus e che diventò ingegnere.
A cura di Principio Paolino