Serata importante allo Stadium, di quelle che non si vedevano da tempo e di sicuro non quest’anno. Sfidiamo la prima della classe con la possibilità, vincendo, di diventarlo noi. Evento assolutamente impensabile ed impronosticabile un girone fa, quando ancora zoppicanti andammo al san Paolo per uscirne con l’ennesima sconfitta delle prime uscite stagionali. Arriva il Napoli con la solita carovana di polemiche che accompagnano questa gara, amplificate dall’importanza per la classifica. In settimana ne abbiamo sentite di ogni, dall’”ingiustizia” della chiusura del settore ospiti (sembra che tutti abbiano dimenticato che era stato fatto anche a parti invertite all’andata, e soprattutto che i tifosi napoletani in visita allo Stadium si son dilettati nel recente passato a divellere seggiolini e lanciare deiezioni di vario tipo verso le tribune) al “matematico errore pro-Juve” se avesse arbitrato Rizzoli come inizialmente doveva essere (Liguori dixit).
Lo stadio si riempie presto, come per le partite di Champions, alle 20.15 si fa fatica a scorgere dei posti vuoti. Il settore ospiti non è stato lasciato vuoto, ci sono scuole calcio e rappresentative calcistiche di varie età. Anche i napoletani non sono completamente da soli: mischiati nelle tribune, ma anche in curva, fanno capolino alcuni tifosi ospiti fortunatamente accolti in maniera più che civile dai padroni di casa, una di quelle scene che sarebbe bello vedere sempre e dovunque. E poi occhi al campo, dove la sfida tra Dybala e Higuain ha monopolizzato le chiacchiere da bar della settimana di avvicinamento.
Inizia la partita e si capisce subito che non sarà facile, per nessuna delle due. In curva la sensazione è quella che ha dato Allegri in alcune dichiarazioni riprese da Buffon, cioè che tutto sommato a noi basterebbe anche pareggiarla per non farli scappare via, lasciando alle ultime 13 giornate il responso definitivo. Però vuoi mettere, batterli proprio oggi, proprio adesso che si sentono invincibili… ci dobbiamo provare. Partita molto tattica, tanti fraseggi, soprattutto del Napoli, e pochi tiri in porta. Le squadre si temono e si rispettano, anche se non a tutti i tifosi lo spettacolo piace. Nota sul tifo: non avere i tifosi ospiti danneggia lo spettacolo a prescindere.
Per essere lo Juve – Napoli più importante degli ultimi 30 anni non c’è il calore e la foga che ci si aspetterebbe e il motivo è molto semplice: un conto è avere la tifoseria avversaria, a cui rispondere, a cui indirizzare qualche sfottò, con cui guerreggiare a colpi di decibel, un conto è dover fare un monologo per tutta la partita. Ma questo è e questo rimane, con qualche picco inevitabile sulle giocate più belle. Il primo tempo scivola via senza sussulti se non per la magia difensiva di Bonucci che proprio sotto i nostri occhi toglie la palla più ghiotta dalla testa di Higuain. <Ci ha pensato san Bonucci!> sentiamo dire da qualcuno. Per come si mette le mani nei capelli il Pipita, l’intervento ha avuto davvero del miracoloso o quasi. Per noi, una bella punizione di Pogba e poco altro. Nell’intervallo aumenta la convinzione che il pareggio potrebbe andare bene.
Il secondo tempo inizia con la notizia peggiore: Leo dopo uno scontro con Khedira nel primo tempo deve abbandonare la lotta per lasciare spazio a Rugani. Per fortuna c’è Barzagli in serata di grazia (una delle molte in realtà) che lo prende sotto l’ala protettiva e gli fa vedere come non far toccare palla all’attaccante più prolifico d’Europa. La sud mostra uno striscione enorme col +39 per le vittime dell’Heysel. Come sempre momento di silenzio e applausi, poi occhi di nuovo al campo. Higuain e Dybala non stanno incidendo, anche se la Joya servito da Pogba fa un gran tiro al volo appena alto sopra la traversa. L’effetto ottico vedendola dall’alto era quello del gol, ma la rete non si muove e la palla sfila via. Allora Allegri opta per il “modulo derby”: fuori Dybala dentro Sandro, che si aggiunge a Zaza entrato per Morata.
Minuto 88, Khedira lancia un tracciante proprio per il brasiliano, sponda per Evra, passaggio dentro per Zaza che si libera di Koulibaly e calcia. Attimi che non finiscono mai, la rete che si gonfia sotto la Nord, pugni al vicino, e poi tutti insieme a gridare Simoneeeee ZAZAAAAAA Simonee….. ZAZAAAAAA Simoneeeee ZAZAAAAAAA! Perdi la voce, abbracci persone a caso, canti con tutto lo Stadium. Perché “fino alla fine” è il nostro marchio di fabbrica, perché anche l’eroe che non ti aspetti, il quarto attaccante in ordine di preferenza, può farti sognare in una partita così. Poi a fine partita un’immagine stupenda: Morata, che dovrebbe essere il più invidioso del tutto, attraversa il campo di corsa per andare ad abbracciare l’amico che ci ha fatti vincere. Li vediamo benissimo, sono proprio sotto di noi. Uno spettacolo nello spettacolo. Venenum in cauda per il Napoli, come lo fu per il Toro e per tanti altri; in questo caso, più che veleno, un amaro lucano.
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)
This post was last modified on 15 Febbraio 2016 - 15:02