Ultimamente le copertine se le stanno prendendo altri, ma fa parte del gioco. Fa parte del cambiamento. Luca Clemenza continua ad essere una pedina fondamentale nello scacchiere di Fabio Grosso, che però gli ha cambiato posizione e modalità di movimento. Il trequartista non c’è più, o meglio, è in stand-by. Clemenza ora studia da regista, da Andrea Pirlo. Sempre col 10 sulle spalle, ovvio. Perché certe cose non cambiano.
L’esperimento era nell’aria ed è diventato realtà nel derby contro il Torino. Un banco di prova importante, una mossa coraggiosa di Fabio Grosso, che poi l’ha sempre riproposto in quella posizione, davanti alla difesa a creare gioco. In cabina di regia. Il piede c’è, il talento pure, della visione di gioco non parliamone, ma per affermarsi in quella cruciale zona di campo servono movimenti a lui finora sconosciuti, attenzione difensiva che non permette distrazioni e dei tempi di gioco diversi, oltre che una disciplina tattica maggiore.
Come se l’è cavata il ragazzo? Bene. Promosso. Sta imparando, è disciplinato, ma ovviamente c’è ancora da migliorare. In fase difensiva soprattutto. Questione di abitudine, col passare del tempo si troverà più a suo agio e si scioglierà, facendo in automatico quei movimenti che ora richiedono estrema concentrazione per essere eseguiti. E allora tutto il suo talento potrà emergere. L’area di rigore avversaria chiama con forza, ma resisterle fa parte della crescita. È il momento di diventare grandi.
E qui arriviamo al punto cruciale: la crescita. Il nuovo ruolo lo farà crescere e maturare dal punto di vista psicologico e tattico, costringendolo soprattutto a usare con più frequenza il destro, ma potrebbe non essere un esperimento fine a sé stesso. Ai piani alti sono molto interessati alle sue prestazioni in quel ruolo e la domanda sorge spontanea: e se la Juve si stesse costruendo il regista del futuro in casa? Solo il tempo potrà fornirci una risposta, ma tanto dipende da Luca. Che ha l’intelligenza e le qualità per stupire.
Edoardo Siddi