I mesi di febbraio e marzo sono da sempre, per chi ha la fortuna e soprattutto la bravura di essere ancora dentro tutte e tre le competizioni stagionali, i mesi che rappresentano lo snodo cruciale di un percorso iniziato a fine estate. Così lontani dal punto di partenza, poco dopo il giro di boa, ma ancora troppo distanti da quello che si può definire quel traguardo che deciderà se l’annata è stata trionfale o deludente. Un crocevia, un trivio nel nostro caso, o forse ancora una serie di ostacoli che si parano davanti e che si devono superare nel migliore dei modi come nel lungo percorso che si affronta durante i giochi di ruolo: sfruttando le proprie abilità di destrezza, tenacia, tecnica e perché no, con un tiro fortunato di un dado a 20 o a 10 facce.
Il nostro tiro col dado “da 7” non è stato fortunatissimo e ci è uscito un potenziale “tiro maldestro”: abbiamo pescato l’avversario forse più difficile in assoluto, ma la partita deve ancora essere giocata e la Juve sta cercando di arrivare a quei due incontri nella maniera più performante possibile. Crescita straordinaria entro le mura amiche dove si son messe in fila ben 12 vittorie consecutive in campionato più le tre in Coppa Italia, superando quindi anche quei primi tre ostacoli in maniera piuttosto convincente. Si segna tanto e si subisce poco, esattamente il contrario di quanto succedeva a inizio stagione. Eppure siamo ancora troppo lontani dal traguardo, gongolare in questa striscia di vittorie non serve a nulla e non porta da nessuna parte. Il Mister lo sta ripetendo come un mantra: ”non abbiamo ancora fatto niente”. Purtroppo o per fortuna, ha ragione lui, come sempre o quasi in questa stagione. Se non si dà continuità a questo filotto impressionante, non sarà servito a niente.
Il dado degli infortuni sembra divertirsi a toglierci i giocatori non proprio a caso, dato che quelli costretti a marcar visita in infermeria ultimamente sono sempre gli stessi, e parliamo soprattutto di Khedira e Asamoah. Il tedesco è accompagnato da una fragilità muscolare quasi unica, e non riesce a mettere 5 partite in fila senza poi doverne saltare altre 2 o 3. Meglio così che gli infortuni gravi a lunga gittata, per carità, ma sapere che ogni partita che lo si vede in campo potrebbe essere l’ultima per un mese non è rassicurante, anche in seguito all’importanza che Sami ha raggiunto nel centrocampo juventino di quest’anno: quando gioca lui la squadra gira che è un piacere. Asamoah ormai sembra abbonato alle ricadute. Dopo un infortunio lunghissimo che lo ha tenuto fuori oltre un anno, sta finalmente tornando ad assaggiare il campo e quando lo fa sforna sempre prestazioni più che eccellenti (vedi Udine e Verona sponda Chievo), ma poi si trova sempre costretto al riposo forzato per qualche giorno. In entrambi i casi non per ferite procurate dall’avversario di turno, ma per problemi intrinseci che non sembrano risolvibili facilmente.
E dunque la situazione è più o meno questa: non abbiamo ancora fatto niente, vero, verissimo; gli ostacoli sono ormai nel campo visivo, hanno un nome e un cognome e una data precisa, sia in campionato che in Champions (la Coppa Italia è un po’ più in là e il grosso lo abbiamo già fatto); per far sì che questo niente diventi qualcosa abbiamo bisogno che la nostra piccola armata sia tutta abile e arruolabile. Le nostre capacità le conosciamo, gli incroci li sappiamo imboccare bene, i trivi ci spaventano ma fino a un certo punto. Il lancio del famigerato “dado da 20” potrebbe diventare determinante, ma Allegri farà in modo che non ci si debba, né possa, appellare alla sfortuna, predisponendo al meglio armi e armature dei suoi personaggi/giocatori. A partire dalla partita di stasera allo Stadium contro il Genoa
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)
This post was last modified on 3 Febbraio 2016 - 20:51