Sono ormai tredici anni da quel 24 gennaio 2003, dal giorno in cui si spense Giovanni Agnelli, per tutti l’Avvocato, omaggiato in campo due giorni dopo dalla Juventus, nell’allora casa del Delle Alpi.
Era un Juventus – Piacenza, i bianconeri nutrivano ambizioni di scudetto, che poi avrebbero vinto, e Del Piero al decimo minuto con un esterno volante, un colpo singolare e particolarissimo, una perla. Lui alza il braccio al cielo, si fa il segno della Croce e indica verso quel seggiolino vuoto, fila sette, numero trentadue, sul quale è stata lasciata una maglietta juventina in suo onore.
Questa è l’immagine più nitida di quel giorno, un saluto da un simbolo di una squadra verso l’icona. Per entrambi l’eleganza era il carattere distintivo, Agnelli aveva il dono di saper comunicare, di lasciare frasi che si stampavano in testa, come gli elogi a Platini, oppure lo stesso soprannome di Del Piero, Pinturicchio.
Chissà come oggi avrebbe chiamato Pogba, preso a zero Euro e trasformato in una miniera d’oro; oppure Dybala, col visino da bambino, ma tanta qualità e voglia di crescere…
Roberto Moretti
This post was last modified on 24 Gennaio 2016 - 13:56