Mente, cuore e freddezza: vince il possesso palla “concreto” della Juve

Alla fine l’ha spuntata chi ha gestito meglio il match, senza farsi prendere dalla foga del gol e, quindi, consapevole che prima o poi qualcosa sarebbe venuta fuori. Qualcosa tipo un assist del “polpo” Pogba e lo spunto decisivo di Dybala. Amministrando la palla sapientemente, i bianconeri sono riusciti ad edificare, già nel primo tempo, le fondamenta della vittoria. Ognuno sapeva bene chi coprire, quando azzardare l’anticipo o addirittura quel determinato punto debole su cui infierire. Spalletti schiera la formazione fotocopia della scorsa giornata di campionato, con Nainggolan in zona trequarti e Pjanic mediano. Scelta, questa, ancora poco comprensibile vista la verve fantasiosa del bosniaco.

Giallorossi spenti e difensivisti, Juve che ne asseconda il gioco adattandosi al ritmo dell’avversario. Inizialmente, Dybala aziona molti cross. Apparendo forse un tantino defilato a destra proprio per favorire suggerimenti aerei verso Manzdukic e gli inserimenti di Pogba. E se la soluzione non funziona, ecco che dietro subentra Evra (grandissima gara quella del francese) pronto a controbattere possibili assist nell’area piccola. Nonostante poche emozioni e i tempi blandi, l’impressione è che i padroni di casa tengano comunque la situazione sotto controllo.

Una calma apparente. Infatti, il “colpo di biliardo” dell’argentino nasce dal capovolgimento di fronte culminato nel sinistro decisivo del numero 21. Quanto basta a mister Allegri per dormire sonni tranquilli e programmare subito i prossimi impegni. Sembrava che Buffon e compagni stessero aspettando il giusto attimo. Va bene il possesso palla, ma che sia funzionale a delle idee, a degli atti concreti. Vera pecca dei capitolini. Come il proverbio del cinese seduto sulla riva del fiume. Ecco l’abisso incredibile tra Roma e i secondi in classifica; che non risiede solo nei dieci punti di differenza. Sta nella mentalità, nella forza del gruppo e in un cinismo antipatico ma efficace.

Paolo Panico

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