La Juventus non demorde e plana alle semifinali della Tim Cup estromettendo con una prestazione tatticamente molto ordinata una Lazio motivata e pugnace, ma sostanzialmente inoffensiva.
Infatti, a dispetto dell’occasione ( peraltro rimasta unica ) capitata a partita ancora giovanissima sui piedi di Keita e che avrebbe potuto indurre la sensazione di un confronto più complicato del previsto, i detentori del trofeo hanno rischiato praticamente nulla e dopo una frazione d’apertura abbastanza equilibrata si sono espressi in un crescendo rossiniano che ha stroncato gli aquilotti biancazzurri in misura ben superiore a quanto sancito dal risultato finale.
Solida, attenta e oltremodo sveglia, la squadra bianconera ha soffocato senza troppi patemi le fonti del gioco di un’avversaria sempre a disagio, sia nel rintuzzarne le veloci ripartenze che nel contenerne uno strapotere fisico diventato debordante nella ripresa e ben supportato dalla giusta dose di cattiveria agonistica.
La rete con cui Stefanello da Adligenswil, non senza l’ausilio della gol line tecnology, ha graffiato il tabellone e inclinato pesantemente le sorti del match in favore di Madama è maturata giustappunto e affatto casualmente nel secondo tempo;
da quel momento in poi, sulla compagine di Pioli sono calate le tenebre, tant’è che i suoi affannosi ancorché velleitari tentativi di riequilibrare il punteggio, oltre a non impensierire minimamente Neto, hanno prestato il fianco a una possibile goleada juventina, non tradottasi in realtà tanto per inezie e frettolosità quanto per bravura di Berisha, lucido e puntuale nell’opporsi, anche con i piedi, alle pericolose conclusione scagliate dagli incursori sabaudi.
Secondo lo scriba, le note di merito d’occasione riguardano oltre il solito A. Sandro, ormai abbonato alla lista dei migliori in campo, la littorina elvetica ( a prescindere dal timbro risolutivo ), Marchisio, ineccepibile frangiflutti, ma soprattutto il sacripante di Policoro, al secolo Simone Zaza, autore di un’esibizione da vero trascinatore, appena sporcata dalla sciocca ammonizione comminatagli per la deliberata lentezza con cui ha abbandonato il campo per far posto a Dybala.
Dei loro compagni d’avventura, nessuno dei quali passibile di reprimende, forse il solo Morata non ha brillato come potrebbe e dovrebbe, ma il contributo fornito alla controffensiva è stato comunque prezioso e importante; deve solo mantenersi tranquillo , il goal arriverà.
Ottimi, condivisibili e financo sorprendenti i cambi effettuati in corso d’opera da Allegri, che ha spiazzato ancora una volta tutti/e inserendo Cuadrado anziché Padoin. La scelta di un atteggiamento conclusivo finalmente meno conservativo del solito gli vale tutto il nostro plauso.
L’ultimo ostacolo sulla strada per la finale si chiama Inter. Ogni attenzione rivolta ora all’ennesima riedizione di un clásico che per il popolo della Signora Multistelle rappresenta la madre di tutte le partite sarebbe prematura e inappropriata.
Esiste un unico futuro e veste i colori giallorossi dell’altra formazione capitolina, da affrontare con una mente sgombra da qualsivoglia pensiero diverso dall’intenzione di acchiappare il bottino pieno e completamente affrancata da eventuali compiacimenti per la striscia di vittorie consecutive tuttora perfettibile.
Alla luce di quanto emerso nella notte dell’Olimpico laziale è però ragionevole supporre che la Juventus non indulgerà in stucchevoli narcisismi; la zebra ha ancora fame, molta fame, e lo ha dimostrato, per cui: avanti tutta che il bello deve ancora cominciare!
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )
This post was last modified on 21 Gennaio 2016 - 17:29