Avete presente Alfredo Foni? Forse no, forse molti di voi non avranno mai sentito questo nome prima d’ora. Eppure Foni è stato un eroe bianconero, uno che ha fatto la storia della Juventus, si la storia avete capito bene. Alfredo Foni nasce esattamente 105 anni fa, era il 20 gennaio 1911, e arriva alla Juve nel 34′, ventitreenne. Arriva alla Juve giusto in tempo, giusto in tempo? Si giusto in tempo per partecipare alla vittoria dell’ultimo scudetto di quel quinquennio mitico e leggendario di cui sentite parlare spesso dai bianconeri d’oggi (“vincere il quinto scudetto di fila per fare la storia come nel quinquennio d’oro 30′-35′). Per Foni quello scudetto rimase il primo e l’ultimo della sua carriera, una carriera però che pochi potranno eguagliare.
UN RINCALZO? – Alfredo arrivò dal Padova, l’intenzione era quella di prendere un rincalzo di Rosetta e Calligaris ma rimase appunto solo un’intenzione, perché Foni giocò in quella stagione di più di entrambi i campioni bianconeri, prima al posto di uno, poi al posto dell’altro. Dopo un paio d’anni divenne “il dominatore d’area di rigore” insieme a Rava. La coppia Foni-Rava, infatti, arrivò sul tetto del mondo. Sul tetto del mondo? Si Foni-Rava vinsero Olimpiadi e Mondiali, ma solo due Coppa Italia in bianconero.
229 DI FILA! – Più delle Olimpiadi, più dei Mondiali, più delle Coppe Italia a far di Alfredo Foni un eroe bianconero è un record che solo a pensarci mette i brividi. Il “rincalzo” di Rosetta e Calligaris giocò 229 partite di fila, tutte in fila, consecutivamente, neppure un acciacco, un malanno, neppure una squalifica (immaginate un terzino mai squalificato!), neppure un calo di forma, niente di niente. 229 tutte d’un sorso. La marcia cominciò il 2 giugno 1935 a Firenze, dove la Juve vinse una partita fondamentale in chiave scudetto, si quel quinto scudetto di cui parlavamo. Da quel 2 giugno per sette campionati (7 campionati!) Foni c’è stato sempre. Sempre. La 229esima fu un derby, il 31 gennaio del 1943. Otto giorni dopo il suo nome non apparve nell’undici titolare, l’Italia era sotto bombardamento e sembra che il terzino dei record fu chiamato dall’esercito a Roma. La marcia trionfale finì e con lei forse anche la carriera di Foni, che al rientro giocò pochissimo.
TRA IL DOVERE E LA STORIA – Intervistato anni dopo riguardo la sua impresa disse: “Quando stavo per raggiungere il tetto delle presenze in campionato lo dissi al vicepresidente della Juventus, che era il barone Mazzonis. Mi aspettavo un incitamento, un complimento. Il barone mi rispose che gli risultava sempre regolare il pagamento del mio stipendio e che quindi, conquistando quel record, avrei fatto solamente il mio dovere. Restai di sale. Alzai i tacchi e me ne andai.”
IL PROFILO DI UN EROE – Di lui il mitico Gianni Brera scriveva: “Giocava onestamente bene, qualche volta di agilità, la sua battuta destra era lunga e forte, il tiro di collo una vera squisitezza“. Rava lo ricorda invece come un giocatore di estrema calma e tecnica straordinaria. Un terzino di grande intuito, sicurezza e atleticità. I giornali dopo il match contro il Brasile ai Mondiali scrivevano di Foni: “Spadroneggiò per potenza, tempestività nelle entrate, mirabile gioco di testa ed affiatamento con Rava“. In finale contro l’Ungheria ottenne anche l’apprezzamento dei sempre severissimo tabloid britannici: “Gli attacchi ungheresi s’infrangevano contro lo sbarramento dei terzini italiani, solido come la rocca di Gibilterra”. Dopo il Mondiale vinse l’Olimpiadi, tanto per aggiungere qualche record.
AVETE PRESENTE ALBERTO FONI? – Conclusa la carriera da calciatore divenne allenatore. Nel 52′ allenò anche l’Inter dove vinse due scudetti, il suo calcio rispecchiava il suo stare in campo: “Non prenderle e picchiare duro“. Dal 54′ al 56′ e dal 57′ al 58′ prese l’incarico di ct. Morì nel gennaio del 85′ nella su casa di Lugano. Oggi, anniversario della sua nascita, noi ricordiamo la sua venuta al mondo e il suo esser stato un recordman nel vero senso della parola. Adesso avete presente Alberto Foni?
Carlo Iacono (CarloIacono7)