Solitamente non ci occupiamo di altre squadre. Ci piace guardare in casa nostra, ma ci sono delle eccezioni. No, non si tratta di eccezioni per criticare il lavoro di qualcuno o evidenziare difetti e problematiche. La regola viene sospesa per cause di forza maggiore, per eventi che per natura non hanno nessun colore che non sia quello della tristezza e sono più importanti di scudetti, Champions League o qualsiasi trofeo assegnato da uno sport. Parliamo della situazione in cui si trova Leandro Castan.
Il difensore della Roma ha superato un’operazione al cervelletto, ha rischiato molto di più della carriera, ma ha combattuto, ha sofferto per tornare a fare ciò che ama e al momento del suo rientri in campo tutto il mondo del calcio si è fermato per dargli il giusto tributo. Nessuno può restare indifferente davanti a un uomo che torna a vivere il suo sogno, sconfiggendo un male terrificante. Il lieto fine, però, non era ancora arrivato. Il rientro non è stato semplice, la sensazione fin da subito è stata che la condizione migliore fosse molto lontana e Garcia ha compreso la situazione e lasciato spesso fuori il ragazzo. Anche per tutelarlo. Contro il Verona Castan si è sentito pronto, ha chiesto di avere una chance e Spalletti l’ha accontentato. Il risultato è stato pessimo: rigore causato, confusione totale e uscita dal campo in lacrime.
“Forse la Roma si è fidata troppo di me“. Questa è la frase che più colpisce nel messaggio che dopo la partita il difensore ha postato su Twitter. Una frase di una potenza devastante, che colpisce come un pugno dritto nello stomaco. Evidenzia la delusione, la tristezza ed è un incredibile richiesta di scuse. È la massima espressione del senso di colpa. Il messaggio è articolato, Castan dice di avere ancora tanta strada da fare per tornare ai suoi livelli, chiede palesemente scusa ai tifosi e ai compagni. Non sventola bandiera bianca, ma chiede un time out. Ogni parola di un messaggio scritto in un italiano balbettante – dettaglio che coinvolge ulteriormente, perché fa capire il bisogno di scusarsi del brasiliano – fa rabbrividire e alla fine le dita compongono quasi in automatico un post di incoraggiamento. Un cinguettio che forse Castan nemmeno leggerà, ma che viene dal cuore, per un ragazzo in palese difficoltà.
Noi siamo con Castan. Siamo vicini all’uomo che soffre, l’abbiamo astrattamente sorretto mentre lasciava il campo con gli occhi lucidi. Gli gridiamo il nostro supporto, lo vogliamo rivedere più forte che mai. Lo aspettiamo da avversario, lo aspettiamo in campo come lo si vedeva un tempo. Perché errare è umano, capita a tutti. Se lo ricordi Leandro, che si rialzerà anche dopo questa, forte come ha dimostrato di saper essere. La Roma ha riposto la sua fiducia in un uomo che la meritava. Ne siamo certi.
Edoardo Siddi