È come se il campionato avesse parlato: “Sedetevi comodi, perché c’è tutto il secondo tempo”. A sedersi, sulla poltrona del padrone, ci ha pensato il Napoli, campione d’inverno, che cerca di capire come ci si sente, e ci ragiona seriamente la Juve, giunonica e impressionante, che su quella poltrona ci si vuole accomodare a maggio, come da quattro anni a questa parte (ci sarebbe poi l’Inter che impacciatamente si sta scomodando). Così è scivolato il primo tempo, il titolo d’inverno, e come bisogna interpretarlo? E quanto è valso? Quanto vale? Razionalmente poco, perché c’è tutto il girone di ritorno da affrontare, perché questo campionato è il più avvincente degli ultimi 6-7 anni, perché ci sono quattro squadre in quattro punti. Eppure se 17 volte su 21, da quando si gioca per i tre punti, la corsa l’ha vinta chi al giro di boa si trovava in testa qualcosa vorrà pur dire e Sarri lo sa.
CANDIDATO NUMERO UNO – E in fondo c’è tanto Sarri in questo titolo d’inverno, non era facile ricevere la massima disponibilità da parte di tutti i componenti della squadra, dare disciplina difensiva e tagliare il cordone ombelicale che legava, soffocando, gli azzurri ai ricordi delle disfatte targate Benitez, lui c’è riuscito. E c’è riuscito anche grazie a qualcosa che c’entra poco con il titolo d’inverno e in generale con l’inverno, perché quando la palla passa tra i piedi di Higuain è sempre estate, l’argentino è il sole degli azzurri, i suoi numeri parlano da soli, anzi urlano: 19 partite, 18 reti. Il Napoli non può più nascondersi. Chissà se riuscirà ad affrontare il prossimo nemico, quello più cattivo e sempre pronto ad andare in scena: l’euforia della piazza. Quell’euforia che comincia a venir fuori e che in un istante può corrodere il lavoro fatto, alimentando al primo passo falso, come benzina sul fuoco, il fantasma del presunto sistema che tutto muove.
CANDIDATO NUMERO DUE – Poi c’è la Juve, la Signora non è più bella come un tempo, ma nessuno se ne accorge, non ne hanno il tempo, da dodicesima a seconda in classifica in settanta giorni, altro che giro del mondo in non so quanto. La coppia della dab-dance non smette più di danzare e soprattuto di incantare, Pogba e Dybala, i due fuoriclasse in smoking rosa-nero, hanno concesso galantemente il ballo alla difesa blucerchiata, lasciandola, poi, deliziosamente cadere senza appoggi, arrivando, così, voracemente alla nona. La nona sinfonia che da sottofondo ha accompagnato i bianconeri durante la presa della sala, questi ultimi si sono allargati, lo stanno facendo sempre più, dando l’impressione di voler dettare i tempi del ballo, come se fossero ancora i padroni, come se lo stessero diventando a breve, come chi sa come e cosa fare, sempre.
IL TERZO INCOMODO – Ci si è accorti, invece, che ancora una volta i nerazzurri hanno chiuso il proprio match di giornata con il solito 1 a 0, facendolo però, questa volta, nella porta sbagliata. Se perdi la metà delle ultime sei partite un problema ci sarà e non è la “solita” sfortuna. L’Inter è riassumibile in una ricerca disperata del solista, continua a pagare un clamoroso deficit di qualità, attribuibile alla mancata esplosione dei botti d’estate (se davvero botti furono e non solo eco): Kondogbia, Jovetic e Perisic. Così si finisce ad essere vittima della compattezza, amica e nemica allo stesso tempo, e a scivolare, da favorita a terzo incomodo, per via del gioco. Quel gioco che ci aspettiamo dal secondo tempo, e che aspettiamo comodi. Comodi come quella poltrona, l’unica, la sola, per due.
Carlo Iacono (CarloIacono7)