Un anno nel segno della vittoria, come nel classico stile Juve. Questo è stato il 2015 bianconero: il quarto Scudetto di fila, la decima Coppa Italia, una Supercoppa e una finale di Champions League raggiunta dopo anni di assenza, ma anche una rivoluzione, un inizio di campionato difficile e la rinascita, ancora in atto. SpazioJ ripercorre i dodici mesi della Signora: un viaggio che parte da Napoli, l’undici gennaio.
UN TABÙ DA SFATARE – La Juventus arriva a quella sfida con sete di vendetta, dopo la sconfitta di Doha. La Roma è a un punto, mentre il Napoli, vincendo, potrebbe rimettersi in corsa. Qualche risultato non esaltante ha minato le certezze dei bianconeri, che al San Paolo non possono sbagliare.
Nel pomeriggio, si gioca il derby della Capitale: è pareggio, con annesso selfie di Totti. E, allora, la Juve proprio non può perdere l’occasione. Al San Paolo, però, non è facile: il campo di Fuorigrotta è tabù da quindici anni.
La città partenopea è vestita a lutto: pochi giorni prima, è venuto a mancare un pezzo di storia, Pino Daniele. Allo stadio, risuonano le sue note e, all’ingresso delle squadre sul terreno di gioco, il pubblico intona “Napul’è”… un momento da pelle d’oca. Ma, poi, la sinfonia passa nei piedi di Tevez, Higuain e compagni.
INIZIA LA FUGA – L’avvio non è entusiasmante: una triangolazione tra Higuain, Hamsik e De Guzman, porta quest’ultimo davanti a Buffon, ma il centrocampista sciupa. È Pogba a sbloccare la situazione, al 29′: Llorente difende la palla in area e scarica su Tevez, l’Apache si vede rimpallare il tiro; la sfera viaggia verso Paul, che si prepara in pochi istanti ed estrae dal cilindro una magia pazzesca, in mezza girata. Il San Paolo è tramortito da quella pennellata d’autore.
Britos, nel secondo tempo, dà speranza ai suoi e fa venire gli incubi ai tifosi juventini, che temono una nuova rimonta – come accaduto in Supercoppa, ma anche contro Sampdoria e Inter. Non sarà così. I bianconeri reagiscono, grazie a Caceres, al rientro dopo tre mesi d’assenza: l’urugayo risponde al connazionale Britos, riportando la Juve in vantaggio. E il sigillo di Vidal, autore del definitivo tre a uno, serve solo a chiudere i conti: è più tre sulla Roma, con buona pace delle inseguitrici.
PRIMA L’EUROPA… – La serie di pareggi dei giallorossi dà una grossa spinta alle ambizioni Scudetto della Signora, che allunga, nonostante qualche passo falso – Cesena-Juve, terminata due a due, per esempio. Ma febbraio è il mese di Juve-Borussia, che si conclude con l’affermazione dei padroni di casa, nonostante lo scivolone di Chiellini: Reus ne approfitta, ma Tevez e Morata mettono le cose a posto. Pochi giorni dopo, il due marzo, arriva lo scontro diretto: si gioca di lunedì sera, all’Olimpico.
POI L’ITALIA – I veleni dell’andata sono ancora nell’aria, ma le emozioni scarseggiano: i bianconeri, consapevoli di aver maturato un vantaggio importante, lasciano il pallino del gioco alla Roma. I ritmi rimangono bassi ed è solo un quasi autogol di Manolas, su cross di Pereyra, a far tremare lo stadio; nel secondo tempo, invece, un diagonale di Vidal si spegne di poco sul fondo. La Juve controlla, ma la svolta è vicina: Torosidis stende il cileno, lanciato a rete, e viene espulso. È punizione.
Non c’è Pirlo. Tocca a Carlitos Tevez, che si avvicina al punto della battuta. L’Apache disegna un arcobaleno, che si spegne proprio alle spalle dell’incolpevole De Sanctis. Il settore ospiti, come la panchina, impazzisce di gioia: quel gol sa di Scudetto.
Ma la Roma ha una reazione d’orgoglio: Manolas, di testa, impegna Buffon per la prima volta. E Garcia, con una mossa a sorpresa, scuote la squadra: fuori De Rossi e Totti, dentro Nainggolan e Iturbe. I giallorossi recepiscono il messaggio: punizione di Florenzi, Keita insacca di testa. L’Olimpico s’infiamma, ma non succede niente più: la Juve torna a casa con lo Scudetto in tasca.
SOGNANDO LA DECIMA – Questa squadra, tuttavia, non si può accontentare: c’è la decima Coppa Italia da conquistare. Prima, però, si deve superare un ostacolo ostico: la Fiorentina, la squadra più in forma del campionato. E con Salah in vetrina. Allegri, nonostante la voglia di arrivare fino in fondo, presenta una formazione zeppa di riserva e i risultati si vedono: la Juve è disattenta, quasi senza motivazioni.
È proprio l’egiziano ad approfittarne. Su un corner battuto male, all’undicesimo, parte un incredibile coast-to-coast, che dalla sua area lo porta in quella avversaria: dopo settanta metri di corsa, incrocia con un sinistro violentissimo e batte il malcapitato Storari. È Llorente, con un colpo di testa preciso, a illudere lo Stadium. Che, con l’ingresso di Tevez al posto dell’infortunato Coman, pregusta la rimonta.
Ma l’Apache non incide, la ripresa è di nuovo viola. È addirittura Marchisio, quasi sempre perfetto durante la stagione, a regalare l’assist del due a uno a Salah, che non può sbagliare. È il simbolo di una serata storta, che mette a rischio la finale di Roma.
Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)
This post was last modified on 25 Dicembre 2015 - 10:21