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Non svegliate il can che dorme

Ce lo insegnavano i nostri nonni quando eravamo piccoli. E’ uno di quei detti della tradizione popolare che spesso fanno sorridere ma che nove volte su dieci nascondono una saggia, sincera verità. Un cane, per quanto buono e affettuoso possa essere, è meglio che non venga disturbato durante il suo sonno, perché un risveglio brusco potrebbe spaventarlo e renderlo particolarmente aggressivo. Questo detto possiamo applicarlo a due momenti della stagione della nostra Juve, uno nell’immediato, uno di più ampio respiro; uno che riguarda un’individualità, uno che riguarda la squadra intera. Partiamo proprio da quest’ultimo, ma lo analizziamo velocemente, perché già tanto si è detto della splendida rincorsa di Madama nelle ultime 7 giornate di campionato e dei tanti punti recuperati alla prima in classifica. Da -11 a -3 dalla vetta in un mese e mezzo non è cosa da tutti i giorni né da tutte le squadre, ma la Juve ci è riuscita. Un inizio shock, si dovevano assorbire le partenze dei tre tenori e far metabolizzare ai nuovi schemi, ruoli, lingua, metodi. Il colpo che ha svegliato il “cane Juve” lo ha picchiato Sansone al Mapei Stadium, in quel di Reggio Emilia, quando abbiamo subito l’ultima e bruciante sconfitta di un periodo nerissimo in cui, diciamola tutta, non ce ne andava bene una e subivamo gol ad ogni starnuto di qualunque avversario. Le parole di Buffon e di Evra avevano fatto intendere che il sonnellino era finito, e che la sveglia sarebbe stata data a tutti di lì a poco. Carica portata avanti dallo stesso Allegri che stilava ipotetiche tabelle di marcia per rientrare a -5,-6 dalla vetta entro Natale, e già sappiamo come è andata a finire.

Ma lo stesso Allegri è co-protagonista anche del secondo risveglio aggressivo, come si diceva molto più recente. È storia di tre giorni fa la leggerezza di Bonucci che è costata l’autogol clamoroso del 2-3 contro il Carpi e che per poco non rimetteva in discussione una vittoria ormai fatta e finita. Quell’intervento molle di Leo, unito a un po’ troppa leggerezza imputatagli dal Mister anche sul primo gol, ha fatto davvero uscire il “cagnaccio” che cova dentro l’allenatore livornese, portandolo a quel gesto, che ormai ha fatto il giro del mondo tramite il web, del lancio del cappotto con tanto di svestizione in preda alla foga. Beffa delle beffe, come nel più classico dei contrapassi del Sommo Vate, corregionale del nostro condottiero, proprio il numero 19 in un’intervista di qualche giorno fa aveva rilasciato una dichiarazione che suonava grossomodo così: << Allegri in qualche occasione dovrebbe essere più duro>>. Il caso ha voluto che proprio nella partita successiva a questa intervista il difensore sia incappato in una di quelle che una volta era definita una “bonucciata”, e che per fortuna da tempo non capitava più, facendo uscire da dentro il Mister davvero tanta cattiveria, che nessuno forse aveva mai visto prima.

Consentiteci una piccola divagazione sul tema. Allegri stava già da qualche minuto sbraitando per la poca concentrazione dei suoi. E questo gesto tanto colorito quanto carico è tanto più pregno di significato se pensiamo che è capitato sul gol che ha consentito al Carpi di accorciare solo le distanze, e non su un fatto più grave che poteva verificarsi qualche minuto dopo, ovvero un potenziale pareggio. Questo dimostra quanto Allegri ci tenesse alla vittoria e a dare davvero continuità ai risultati, per tornare la squadra schiacciasassi dell’anno scorso che come dicevano in tanti vinceva le partite prima ancora di giocarle e di scendere in campo. Perchè 7 vittorie di fila fanno paura, e adesso il timore nei nostri avversari c’è di nuovo.

La Juve dormiva, il Sassuolo l’ha svegliata, così come Bonucci ha svegliato il cane sopito nelle viscere del Mister. Cattiveria, determinazione e concentrazione, e a fine anno saremo ancora lassù.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

This post was last modified on 22 Dicembre 2015 - 19:17

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