Che si potranno dire davvero tante cose, ma la realtà resterà una ed una soltanto: la Juventus ha collezionato la settima vittoria di fila. Ed ora è a meno tre dall’Inter – in attesa dei match di oggi -, e no: non può più nascondersi.
CARPI INTELLIGENTE – Eppure Castori ci ha provato: prima puntando sull’estro di Borriello – volto sempre e comunque a cercare l’uno contro uno con Bonucci, a ragione subito ben compresa -, quindi giostrando una squadra brava ad accorciare e ripiegare con fare attento e disinvolto. Il segreto? La posizione di Marrone: subito in pressing su Marchisio, spesso primo portatore di palla. E poi quello svariare di Di Gaudio, la solidità della mediana e l’organizzazione (davvero di qualità) della difesa. Alla fine, Gagliolo e Romagnoli hanno perso solo scontri individuali.
AGGRESSIVA – Con Cuadrado dentro, Allegri ridisegna ancora una volta il doppio volto bianconero: difesa a tre che diventa a quattro, attacco a due che si trasforma in tridente. Anzi, talvolta è anche un impensabile Evra a fare la differenza, portando litri e litri di acqua al mulino degli attaccanti bianconeri. Nel mezzo, Marchisio ha poca libertà di manovra: e allora Khedira e Pogba vanno per altre vie, imboccando le ali e puntando su Dybala. Ma l’argentino, purtroppo, risponde presente poco alla volta. Da qui, le imbucate per strade laterali. Da qui, il gioco di Mario Mandzukic: che certe occasioni, manco a dirlo, mica se le fa scappare.
MALE DIETRO – E meno male, verrebbe d’aggiungere. Perché oltre al solito possesso (64% quello bianconero), i numeri della gara parlano di una Juve tutt’altro che impeccabile. Un esempio? Le undici palle perse. Spesso sanguinose, sempre pericolose. Ecco: la nota margine, quest’oggi, non è certo positiva. Ma allo stesso tempo va oltre le singole prestazioni, oltre la giornata storta di Bonucci. In fondo, perché non credere alla casualità? Così, almeno, Lewandowski farà meno paura.
Cristiano Corbo
This post was last modified on 20 Dicembre 2015 - 15:32