La Juventus e i problemi psicologici

“Cara Juve ti scrivo
e siccome sei molto lontana più forte ti scriverò.
Da quando hai vinto tanto c’ è una grossa novità.
L’anno della finale di Champions è oramai finito 
e qualcosa ancora qui non va”.

Se Lucio Dalla avesse scritto “L’anno che verrà” per la Juventus, forse, avrebbe usato le stesse parole. Un anno vissuto nel bene e nel male. Il quasi raggiungimento del “Triplete” prima e la vittoria della Supercoppa poi hanno regalato una miriade di emozioni al popolo bianconero.

Gli addii di Pirlo, Vidal e in particolar modo di Tevez hanno fatto sì che lo spogliatoio della Juve subisse un’involuzione non a livello tecnico, ma da un punto di vista mentale. La stessa sicurezza che ha contraddistinto gli ultimi 4 anni di vittorie è stata un’arma a doppio taglio per l’inizio della quinta stagione (la seconda di Allegri). I giocatori credevano di vincerle tutte pensando che il solo nome “JUVE” potesse bastare per portare a casa i tre punti. In una società come quella bianconera, questo atto di presunzione iniziale è stato fatale per i primi mesi.

La Juve viene da 6 vittorie consecutive in campionato. La vittoria allo scadere con il Torino con gol decisivo di Cuadrado ha fatto scattare una molla nella testa dei giocatori. I vecchi si sono responsabilizzati maggiormente, i giovani hanno capito cosa significa indossare questa maglia. Le parole, non a caso, di Buffon (dopo la sconfitta di Sassuolo) non erano indirizzate ai nuovi arrivi dello spogliatoio, ma in particolar modo ai senatori che, a suo modo di vedere, non davano quell’apporto necessario per la crescita dei colleghi alle prime armi con una divisa così pesante.

I limiti tecnici della squadra sono palesi (rosa competitiva, ma la mancanza di un regista puro ha inciso ed inciderà in qualche partita), ma il problema psicologico è ancora evidente. La partita con il Siviglia ne è stata la prova. Il rilassamento dovuto al pareggio con i lusitani e la momentanea vittoria del Borussia con il City è stato fatale.

Il sorteggio infimo di Nyon è stata la “giusta punizione” (termini da prendere con le molle) per una squadra che ha bisogno di crescere. La mentalità vincente lo è tale se si mantiene per l’intero arco della stagione. Nessun momento di relax è concesso. Ecco perché “ancora qualcosa qui non va” è la sintesi perfetta per descrivere la stagione della Juve.

Alberto Gencarelli

Gestione cookie