Il futuro di Patrice Evra è sempre più incerto, basti pensare che il francese è in scadenza di contratto (giugno 2016) e con la Juve non ci sono segnali forti per continuare. Nei mesi scorsi si era parlato di un possibile incontro che sarebbe dovuto avvenire a fine dicembre (magari prima della sosta), ma ciò non è ancora avvenuto.
IL RETROSCENA – Secondo quanto riportato da “La Gazzetta dello Sport”, il francese si sta già trasferendo, infatti nella giornata di ieri è stato visto un camion dei traslochi sotto l’abitazione di Evra, segno di un addio imminente. Qualora non dovesse rinnovare, Evra onorerebbe il contratto fino a giugno. Dunque, da escludere ogni ipotesi di mercato già a gennaio.
LEADER – Ai tempi del Manchester United era uno dei leader, con Ferdinand, Scholes e Giggs. Evra ha dominato l’ambiente dei “Red Devils” facendo parte della vecchia guardia e conducendo il club ai successi maturati negli anni, sia per qualità in campo sia per la mentalità e la maturità di uomo qual è. Approdato alla Juventus si è immedesimato a 32 anni in una realtà a lui sconosciuta, ma dall’alto della sua intelligenza ha colto in fretta i principi etici del club. Nell’anno in cui si è arrivati in finale di Champions League (e non solo), nel gruppo si avvertiva che Patrice Evra potesse conferire qualcosa in più a un collettivo già forte e ben impiantato. Il “quid” che mancava è stato colmato in campo con esperienza, voglia di vincere, intelligenza tattica e saggezza fuori dal campo dove ha saputo prendere in mano lo spogliatoio e diventare in una sola stagione un uomo imprescindibile.
ALLEVATORE – Nei momenti critici ha consigliato Pogba, difendendolo dall’ira dei media, ma spronandolo a fare meglio inculcandogli il metodo migliore. Nella stagione in corso ha lavorato al fianco di Alex Sandro, inizialmente ritenuto non pronto per essere un titolare inamovibile. Con Allegri, Evra ha capito che il brasiliano è il futuro della Juventus: il primo step è stato quello di dargli nozioni tattiche in fase difensiva, oltre a quelle mentali quando le esclusioni per il verdeoro erano sempre più frequenti. Il lavoro si è visto notevolmente nel corso delle settimane; le prestazioni sicure ed affidabili sono state il frutto della crescita professionale al fianco del difensore transalpino.
UN CAPITANO MANCATO – Dal derby col Torino è iniziata la marcia vincente della Juve. Cammino ricco di gol e vittorie passate anche per il “Castellani” di Empoli: un campo “minore” dove Evra ha riaperto i giochi con un gran colpo di tesa. A termine della gara ha parlato ai microfoni con rabbia, determinazione, consapevole che tanto dovevano dare i “senatori”, nessuno escluso. Si è caricato di responsabilità come se avesse qualcosa da dare, qualcosa di forte a un club in cui era arrivato soltanto un anno prima. Ha dato la spinta in più a chi in squadra doveva capire cosa fosse la Juventus. Già, perché dall’alto della sua esperienza aveva rapidamente assimilato il concetto di “Juve” sostenendo fermamente che si scende in campo per essere i migliori.
In futuro il popolo bianconero si augura che possa restare a lungo in bianconero, prima da calciatore poi da dirigente. Per le doti morali, però, è impensabile che Evra non intraprenda la carriera da allenatore: ha conoscenze tattiche di due campionati fondamentali, ha doti da comunicatore e un passato ricco di trofei. Chissà che un giorno non possa sedere proprio sulla panchina bianconera…
Simone Di Sano
This post was last modified on 19 Dicembre 2015 - 15:46