La differenza tra la Juventus di inizio anno e quella di oggi? Semplice, questa vince, direte voi. Ebbene, forse è meglio non minimizzare in questo modo, in quanto di cambiamenti ce ne sono stati. E mica pochi. Moduli e tecnicismi a parte, più di qualsiasi altra mutazione è sicuramente una quella che più di tutte balza all’occhio: il cambiamento agonistico, di questa squadra.
TIMOROSI – Sì, perché “quella” Juve è solo una lontana parente di quella vista mercoledì sera contro il Torino. Una squadra timida, poco esplosiva e a tratti quasi impacciata, pronta a farsi mettere in difficoltà dall’Udinese di turno alla sua prima uscita in campionato. Insomma, tutt’altro che “l’ammazza campionati” alla quale siamo tutti abituati. Ma, finalmente, la svolta c’è stata. Non più la paura di commettere errori, assolutamente plausibile per un gruppo rivoluzionato e con tante giovani leve, non più quella mancanza di fame penalizzante e destabilizzante che tanto l’ha contraddistinta, ma la consapevolezza di chi si era: la Juventus. E la Juventus non è una squadra abituata a rincorrere.
RINATI – Dal derby al derby, ecco la linea guida della svolta. Dal 2 a 1 al cardiopalma, vinto con il gol di Cuadrado al 93′, al 4 a 0 rifilato in Coppa Italia. Le due facce di una Juventus in piena crisi mistica e di quella invece col piglio della grande squadra, dominatrice assolutamente inarrestabile. Una rinascita dovuta al miglioramento della condizione fisica, ad un miglior agglomerarsi degli effettivi in campo e soprattutto al fattore più importante: quello della cattiveria. Grande, impetuosa e a tratti folle cattiveria agonistica. Quella che ha permesso un simile exploit contro i cugini, e che tanto ha contribuito a mostrar fuori il talento sopito dei campioni bianconeri. Quella che, finalmente, ha dimostrato la differenza tra le altre e la Juventus. Una squadra che si fa, sempre, rincorrere.
I CATTIVI – Tra i maggiori artefici e volti di questa Signora così aggressiva ci sono sicuramente i protagonisti del pacchetto avanzato, primo tra tutti, Simone Zaza. Relegato a quarto attaccante nelle gerarchie allegriane, il numero 7 ha saputo però dimostrare, in tutte le sue apparizioni in bianconero, cosa significa giocare col cuore e, soprattutto, con la grinta da grande campione. Cuore e grinta che sono il motore di una squadra vincente. E come lui un altro cattivo sembra finalmente essersi ripreso dopo un inizio incerto e titubante: Mario Mandzukic. Il nuovo ariete sta finalmente incidendo con i suoi, importantissimi gol, mostrando a tutti a cosa è dovuta la sua invidiabile fama: la sua fame di vittoria e la sua aggressività, messa sempre a disposizione dei compagni. Esperienza e freddezza, altruismo e abnegazione. Caratteristiche fondamentali, per un attaccante da Juve.
Questo è lo spirito necessario per riprendersi ciò che si spetta, per riprendersi la cima della classifica. Perché se alla classe e al genio di un certo Paulo Dybala vengono accostate cotanta grinta e forza di volontà, allora nessun ostacolo può rappresentare un problema serio. Aspettando di ritrovare, inoltre, l’ultimo dei “bad boys”, con quella maglia numero 9 a cui manca il gol da troppo tempo… Troppo per i suoi gusti.
Mattia Riccio (@MattRiccio11)
This post was last modified on 18 Dicembre 2015 - 19:10