Si tende a dimenticare che la svolta tattica della Juventus-2 di Allegri è arrivata da poco tempo, sbocco conclusivo (forse) di esperimenti tattici e scelte imposte dall’infermeria. Il caleidoscopio tattico in cui la formazione bianconera si era trasformata pareva aver trovato certezze nel 4-3-3 “anomalo” adottato per la prima volta in casa contro il Siviglia, in data 30 settembre, per poi arenarsi difronte a due certezze: l’impossibilità di fare a meno di Dybala e l’eccessivo scotto da pagare nel sacrificare Morata come esterno di sinistra.
VARIANTI E CERTEZZE. Che una grande squadra debba avere almeno una variante tattica al copione principale, è concetto arcinoto: né d’altronde Allegri si è mai mostrato integralista in questo. Si attende con ansia il ritorno di Pereyra, unico deputato a svolgere il ruolo di trequartista, che consentirebbe dunque un ritorno della difesa a 4. Nel frattempo ci si culla nella ritrovata certezza granitica del 3-5-2, ormai ri-adattato ufficialmente dalla partita col Manchester City del 25 novembre. Difesa protetta, Dybala nel ruolo (ormai) preferito, esplosione di Alex Sandro, continuità realizzativa di Mandzukic. Ma soprattutto, distanze corte tra i reparti che consentono un rapido recupero palla.
POCHI GOL DAL CENTROCAMPO. Un 3-5-2 se vogliamo diverso da quello ereditato da Conte nella prima parte della scorsa stagione, nel bene e nel male. In passato la Juventus interpretava questo modulo cercando molto più rapidamente la profondità, forte anche della presenza di Pirlo: il possesso palla si sviluppava più rapidamente, di conseguenza si aprivano varchi in cui le mezz’ali potevano infilarsi con pericolosità, grazie anche al movimento prima di Vucinic e poi di Tevez. Questo attualmente non sta succedendo spesso, perché il giro palla è più lento e gli spazi si chiudono più rapidamente: prova ne sia, il dato poco confortante relativo ai gol dei centrocampisti. Segnano di più gli attaccanti, invece: perché si punta molto ai cambi di gioco, le sovrapposizioni sugli esterni tra laterali e mezz’ali sono costanti, e si ricorre molto di più al cross che alla palla in verticale (leggasi, Alex Sandro e Mandzukic).
MANCA UN “FARO”. Una scelta tattica precisa, o una necessità? Allegri insiste sempre sulla maggiore velocità del possesso palla, ma con un centrocampo molto più muscolare che tecnico (rispetto agli anni scorsi) è inevitabile che sia così. Meno possesso, più cambi di fronte e cross. Ma il tecnico livornese lo aveva ampiamente preannunciato: di qui la ricerca spasmodica di un trequartista, di qui la trasformazione di Dybala in una seconda punta facente le funzioni di Tevez. Di qui, si spera, l’arrivo di un regista dai piedi buoni in mezzo al campo, che possa liberare i colleghi di reparto da compiti di costruzione (un esempio: avete mai visto Pogba venire così indietro a prendere palla?). E quel Banega visto martedì sera sarebbe il massimo, da questo punto di vista. E’ in scadenza, bisognerebbe piombargli subito addosso, Beppe.
Gennaro Acunzo
This post was last modified on 12 Dicembre 2015 - 14:18