Uno sguardo, a passo di gambero, ad alcune memorabili partite giocate contro i viola a Torino.
ANNO 2015, RISULTATO 3-2
Iniziamo dalla fine, ovvero dall’ultimo Juve-Fiorentina di Serie A TIM. Chi di voi era allo Stadium quel giorno se lo ricorderà di sicuro: i viola vanno in vantaggio su rigore, la Signora si rifà sotto, rimonta pareggiando, dilaga, subisce un gol ininfluente, vince e si porta ad un solo punto dai festeggiamenti scudetto. Finisce 3-2, con lo Stadium che canta “Vinceremo il tricolor”, con Tevez che centra quota 20 reti in campionato (in 30 presenze) e Marchisio che festeggia le 300 partite con la maglia della Juve (a suo modo, con un assist).
Tutto questo accade proprio contro l’avversaria che, in casa, ci aveva dato l’anno scorso più filo da torcere di tutte – i bianconeri non subivano due gol allo Stadium dalla semifinale di andata di Coppa Italia del marzo 2015 (doppietta di Salah).
La gara successiva è quella di Marassi, in cui grazie ad un gol di Vidal la Juve mette in cassaforte il quarto scudetto consecutivo. Quella precedente, invece, una partita persa. Proprio come successo questa settimana. Non parliamo della Champions, quanto del Derby della Mole, vinto dal Toro 2-1 appena tre giorni prima. La reazione bianconera, in un momento topico per il campionato, fu rabbiosa, veemente, autoritaria.
La stessa che vogliamo vedere domenica sera, quando ospiteremo la seconda forza della massima serie per cercare di portarci a -2 da essa, continuando la nostra risalita in classifica.
La Fiorentina di Ranieri – neopromossa come vincitrice del campionato cadetto 1993/94 – si presenta al Delle Alpi con il recuperato Cois ma senza Di Mauro. Il centrocampo si impernia sull’asse Carbone-Rui Costa, con il compito di dare libertà a Robbiati, uomo ovunque della formazione viola, che a sua volta ha mandato di fare scatenare Mr. 13 gol in 11 partite, Gabriel Omar Batistuta.
Il futuro capocannoniere del campionato (26 reti) e della Copa América del ’95 è attesissimo. Nella Juve sono tante le assenze: manca l’ex Roberto Baggio, Deschamps, Di Livio, lo squalificato Conte e Kholer, ma in attacco c’è il trio Vialli-Ravanelli-Del Piero.
Sono i viola a passare in vantaggio non una, ma due volte prima con il capitano Baiano (su azione propiziata da ‘Batigol’), quindi con Carbone, autore di un missile che non lascia scampo a Peruzzi. ‘Clamoroso al Delle Alpi‘, commenta Bruno Pizzul in telecronaca. Nel settore ospite impazza la festa per il momentaneo 2-0.
Ci pensa però Penna Bianca (di cui peraltro domani è il compleanno), sulla sinistra, a smorzare ogni entusiasmo viola, mettendo in mezzo un cross perfetto per la zucca pelata di capitan Vialli, abile a siglare il suo centesimo gol in campionato.
Ai posteri verrà consegnato naturalmente il gol da museo di Del Piero, a fine partita, ma purtroppo la storiografia non ricorderà il cross perfetto di Jarni per Ravanelli, per esempio, che ha il merito – in un colpo solo – di far sollevare dai seggiolini gli spettatori del Delle Alpi, esaltare i riflessi di Toldo, far vibrare la traversa e propiziare l’azione del pareggio bianconero, che arriva ancora con LucaGol. Lo stadio esplode, ma non ha ancora visto nulla.
Già perché a tre minuti dalla fine accade il miracolo.
Boninsegna (10′), Tardelli (11′), Della Martira (aut, 18′), Caso (21′), Causio (49′), Benetti (54′): è questo il tabellino marcatori di una delle goleade più ampie nella storia di questa sfida a Torino. Succede nel 1977, anno dello scudetto numero 18. Un Tricolore che viene festeggiato in casa con un pirotecnico 3-2 a spese del Vicenza, brillante secondo nella classifica finale. I viola, capitanati da Antognoni, chiuderanno al 13° posto in campionato.
La sconfitta più bruciante subita dalla Fiorentina in Serie A risale ad un calcio d’altri tempi, fatto dei palloni T Duplo Super in cuoio e di sostituzioni non permesse durante le partite. Un calcio più tecnico, ponderato e meno fisico rispetto a quello moderno.
Il Mondiale del Messico 1970 fu il primo a consentire le sostituzioni a gara in corso (nel 1966 gli infortuni di Bulgarelli e Pelè penalizzarono sia Italia che Brasile, ricorderanno i più anziani tra i nostri lettori): prima che i cambi fossero autorizzati anche per i giocatori di movimento – non solo per il portiere in caso di infortunio – la Fiorentina si presenta al Comunale di Torino nel febbraio 1953. Costretta a giocare in 9 per il forfait di due calciatori, tuttavia, subisce una disfatta memorabile con ben otto reti di scarto dalla Juve campione d’Italia in carica.
Che non fosse giornata per la squadra allenata da Bernardini si era capito fin dal minuto numero uno, quando Vivolo e Praest, al termine di un’azione impeccabile in velocità, mandava al tiro Boniperti da pochi passi, per la prima rete. Pochi secondi dopo si infortuna il viola Cervato, cosa che contribuisce a sconvolgere non poco la formazione ospite. Allo sbando, la Fiorentina subisce il secondo gol di Vivolo, facendosi inutilmente avanti con una reazione veemente quanto sterile ed avviandosi negli spogliatoi sotto di due reti.
Il secondo tempo inizia senza il malcapitato Cervato, rimasto negli spogliatoi, e a quel punto la gara prende una piega agevole (per usare un eufemismo) per i bianconeri. Carapellese prima, John Hansen poi (in contropiede) certificano il crollo viola, accentuato anche dal forfait di Venturi. In 9 contro 11 la Fiorentina si ritrova senza difesa e alla mercè degli avversari: Boniperti colpisce ancora, John Hansen segna il sesto gol chiedendo addirittura scusa con le mani ai tifosi ospiti; Praest manda in fondo al sacco il settimo, nonostante un estremo tentativo di salvataggio del giocatore Magnini improvvisatosi portiere (in tuffo acrobatico, addirittura con le mani); Carapellese, infine, mette a verbale la sua doppietta personale: l’ottava ed ultima palla rotola nella porta ormai desolatamente vuota della difesa viola.
Quella squadra arriva settima in campionato, alla fine del torneo, mentre la Juve deve abdicare lo scudetto all’Inter per soli due punti, tornata vittoriosa dopo 13 anni di digiuno.
Racconta la leggenda come la rivalità fra le due tifoserie abbia origine in quell’11-0 del 7 ottobre 1928, quando la squadra viola – da poco giunta nel Campionato di Divisione Nazionale e ancora zeppa di dilettanti – si presentò per la prima volta al campo Juventus di Corso Marsiglia. Munerati (x3), Testa (x2), Galluzzi (x3), Vojak (x3) i marcatori.
La Fiorentina trovò riscatto nel 1956, quando Fulvio Bernandini (lo stesso allenatore del capitolo precedente) guidò i suoi ragazzi alla conquista del primo scudetto della storia del club. Un successo, quello, che spezzò l’egemonia dell’asse Torino-Milano riportando il tricolore per la prima volta in Toscana. Il primato viola durò poco, però: nel 1957-58 la Juve si riprese il titolo di campione d’Italia, per la decima volta.
Fonte: Juventus.com
Oscar Toson