Molto probabilmente la Juventus ha davvero innestato la quinta, e la metafora comprende tanto il pokerissimo calato sull’erba dello stadio Olimpico romano al cospetto di una Lazio prima percossa e poi attonita, quanto e soprattutto le modalità a cui è ricorsa per spennare i tutt’altro che rapaci aquilotti biancocelesti.
Cattivi, determinati e compatti come il campionato faticava a ricordarli, i bianconeri hanno finalmente ottenuto una vittoria davvero convincente, la cui valenza travalica l’importanza del dato statistico, perché l’atteggiamento adottato avvalora e corrobora ambizioni di rimonta reali e non solo di facciata.
Insomma, Madama ci crede sul serio ed è questo il souvenir più gradevole che potesse porgere in dono al suo popolo dopo la breve vacanza romana.
Piaccia o meno all’allampanato e ora gaudente condottiero, nel Paese di “Giralaruota” l’assetto più logico, funzionale e meglio metabolizzato dai campioni in carica è sempre quello ereditato dalla precedente gestione, da lui rivisitato in chiave di serena prudenza e rispolverato “obtorto collo” per gli infortuni in cui sono incappati Pereyra ed Hernanes.
Infatti, la movimentazione in campo, stante la rinuncia iniziale all’impiego contemporaneo di Alex Sandro e Cuadrado rende spuria una vera applicazione dell’antico modulo e la orienta verso un tradizionale 4-4-2 che fa sempre fine, non impegna e va d’accordo con tutto…
Vero quanto sopra e constatato che motivazioni e concentrazione adesso sono in linea con le attese, la passeggiata sulle vestigia laziali ha ribadito la fascinazione esercitata dal canto brasileiro sulla corsia mancina; certificato il buon esito del corso accelerato di Tévezologia seguito dal nuovo Joyello argentino; mitigato i rigurgiti di nostalgia per Fernandone da Pamplona, ma, specialmente, ha riconsegnato all’onor del mondo calcistico un signore che prima di farsi male era un “titolarissimo” e del cui spessore umano, tecnico e agonistico la Juventus ha sofferto a lungo la mancanza: Kwadwo Asamoah.
La rinnovata disponibilità del ghanese alla causa della Vecchia Signora è motivo di ulteriore conforto; non si poteva pretendere che miracol mostrasse, ma ha avuto, tra l’ altro nel suo ruolo d’ elezione, un buon impatto sulla gara e alla luce della lunga inattività si è disimpegnato bene e con semplicità fino a quando l’autonomia lo ha sorretto.
Ora però, come saggiamente rimarcato anche da Buffon, non è il caso di indulgere in stucchevoli giochetti di fantasia o, peggio ancora, in perniciose sopravvalutazioni relative all’effettiva congruità del filottino inanellato e all’efficienza testé rispolverata.
In primis, perché la “rimontina” non è stata suggellata da travolgenti cavalcate che abbiano messo a ferro e fuoco le contrade ostili e al riguardo, molti nodi, segnatamente nella terra di mezzo, debbono ancora essere sciolti ( se mai lo saranno ); a seguire, perché soltanto i mardochei cronici possono coltivare l’ idea di ribaltare la classifica a strettissimo giro di posta.
Chi non lo vorrebbe? Il terreno perso a inizio corsa, invece, potrà essere recuperato solo persistendo l’ attuale trend a oltranza e senza scoramenti di sorta per i turni nei quali le distanze non si accorceranno. Purtroppo i bonus sono finiti, ma in termini assoluti cambia poco o nulla, giacché per la Fidanzata d’ Italia l’obbligo di provare a vincerle tutte rappresenta da sempre un tratto distintivo della sua ragion d’esistere, a maggior ragione quando la concorrenza si fa in quattro per darle una mano.
Accettata la prima “manita”, via con la seconda, che una lava l’altra e tutte e due puliscono la graduatoria… Si comincia con la Fiorentina di un grande ex, Paulo Sousa, allenatore molto emergente e con il profilo giusto per insediarsi, un giorno, sulla panchina del regno sabaudo.
Tuttavia, se mai accadrà e prima di allora, anche al portoghese è dovuta l’imposizione del tributo, peraltro a prezzo pieno.
Attendiamo conferme…
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )
This post was last modified on 6 Dicembre 2015 - 12:44