Terminata una fase del match lenta e dai ritmi bassi, è bastata la scintilla di Mario Mandzukic a ricordare alla Juventus di non poter perdere il treno per tornare a -3 dalla Roma. Senza strafare, Buffon e compagni hanno amministrato all’interno dei novanta minuti. Le battute iniziali “alla camomilla” sono giusto servite a prendere tempo. Finché, l’ex attaccante del Bayern Monaco ha aperto la strada verso un’altra vittoria conquistata in terra siciliana.
PRIMO TEMPO – I bianconeri sembrano contratti, insipidi, privi di idee. Complice pure l’ottima gabbia a centrocampo architettata da Ballardini, gli esterni cercano invano gli attaccanti bianconeri. Mandzukic segue con la coda dell’occhio le “falcate” progressive di Cuadrado, attendendo un buon cross da materializzare in rete. Opzione spesso cercata durante l’arco dei primi quarantacinque minuti, sebbene lo schieramento ordinato delle retroguardia rosanero riesca ad intercettare ogni cross dalla destra. Stesso discorso per Patrice Evra.
Dybala manca sistematicamente l’uno due col proprio compagno di reparto grazie agli anticipi puntuali del Palermo. Per il resto, al di là della classica prestazione impeccabile del trio Bonucci-Barzagli-Chiellini, da sottolineare il ruolo fondamentale di Sturaro, eterno motorino in mezzo al campo che rompe sul nascere le azioni avversarie. Come risultato, entrambi i team si annullano a vicenda. Non a caso, i soli sussulti derivano dai calci piazzati.
SECONDO TEMPO – Per infilare la porta difesa da Sorrentino occorre sfruttare il fisico dell’ariete croato. Far girare la palla appare difficile, dunque meglio provarci coi cross. Detto, fatto. L’1-0 di Mandzukic è frutto dell’impossibilità nel creare giocate originali. Certe gare vanno risolte dai colpi dei campioni, del resto. Dopodiché, propiziato il vantaggio, la partita diviene meno macchinosa. Squadre meno pragmatiche e Juve maggiormente coraggiosa.
Resta, però, uno schema provato numerose volte in serata. Pogba scambia palla con chi opera sulla sinistra, così da mettersi nelle condizioni di puntare lo specchio della porta. Quasi sempre sceglie la conclusione, steccando. D’altronde Paul, col tiro che si ritrova, ci deve provare. “Chi tira, mai sbaglia“, diceva un certo Boskov. In fin dei conti, anche la segnatura di Sturaro trae origine da questa ripetuta mossa tattica. Zaza, infine, rappresenta la “ciliegina” di una serata molto positiva.
Paolo Panico