Un piattone scaricato in porta, uno sguardo all’indietro per ringraziare il compagno. Un po’ di sana pressione che scivola più veloce di quel pallone lanciato da Alex Sandro. Basta qualche secondo, a Mario Mandzukic: poi va in scena il binomio perfetto. Quello che lui forma con il gol, s’intende. Quello che inizia da movimento ad uncino, continua con un colpo secco al pallone e termina con un abbraccio. Quello che porta avanti la Juve, e che da domani in poi potrebbe diventare una piacevole abitudine. Cabala permettendo.
TUTTI AL MARIO – Chissà, forse il croato è davvero riuscito a venirne fuori. Dall’ansia del gol, in primis. E poi da quell’anonimato tattico che, con una Juve così in balia di sé, diventava praticamente una delle maggiori virtù degli avversari. La rete ad Empoli aveva tracciato nuovamente la strada maestra, la stessa che il diciassette intraprese dopo aver bucato l’Etihad alla prima presenza europea con il bianconero addosso. Allora si pensava che il periodo di prova fosse già finito: il senno di poi si rivelò di un bastardo cronico.
Ecco un’altra occasione, però: dal City al City. Un piccolo cerchio, subito pronto a chiudersi: d’ora in poi potrà essere tutta un’altra storia. Fatta ancora di movimenti ad uncino, di colpi secchi al pallone e di abbracci finali.
DI TESTA – E di lotta, tanta lotta. Perché oltre ai chilometri spesi per allargare e ripartire, Mario Mandzukic fa dei corpo a corpo praticamente una religione. Del tipo che se dovesse scegliere un modo per guerreggiare, la sua decisione cadrebbe sul duello a mani nude. È che ad armi pari, spesso, non sembra esserci storia: la vince lui, la battaglia. D’astuzia, di forza, di caparbietà. E di testa: quasi sempre, pure nel senso proprio del termine. Oltre alle marcature, è il primo modo con cui il croato tende a far ripartire l’azione. Una spizzata e via. Ad attaccare lo spazio, a girare nei pressi dell’area piccola. A rendersi partecipe della manovra intera, arrivando ad avere una precisione quasi dell’ottanta percento sulle sponde effettuate. Finalmente.
LA RIVINCITA – Le critiche piovute alla Juve sembravano una cantilena già sentita troppe volte. Che se fosse stata una musicassetta, a quest’ora il nastro sarebbe stato già smagnetizzato. Forse anche per questo, su Mario pare non sortiscano effetti. O forse più banalmente perché si tratta di convinzioni fondamentalmente errate, proprio come fu a Madrid. Col Cholo sentenziò venti volte in quarantatré gettoni, da ieri sera è a quota cinque in quattordici partite. Un calo, vero: ma che ha tanti fattori per essere eliminato dalla voce “problemi”. È che serviva tempo, e Mandzukic ne sta avendo. Ora serve solo continuità: di risultati, di fiducia, d’impegno. E di gol. Perché quando si è Super una volta, lo si è per sempre. Ma soprattutto ovunque.
CriCo
This post was last modified on 26 Novembre 2015 - 13:40