“Quanto sono lieto di essere partito! Amico mio carissimo…” si apre così il primo libro del romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther”, scritto da Goethe e opera simbolo della letteratura tedesca, narrante le vicende di un giovane in un periodo di estrema insicurezza interiore. “Quanto sono lieto di essere partito! Amico mio carissimo…” avrà scritto ad un suo amigo Alex Sandro Lobo Silva il giorno del suo arrivo a Torino, prima di cadere nel limbo proprio come Werther. Il designato erede di Roberto Carlos sbarcato in Piemonte con l’effigie del “top player”, certificata dai 26 milioni sborsati da Andrea Agnelli, si è ritrovato, ben presto, però, obbligato ad osservare, comodamente seduto in panca, le gesta del numero 33 Patrice Evra, di anni 34, padrone incontrastato della fascia sinistra.
L’ANTAGONISTA – Monsieur Patrice, che(a suo dire) non vuol lasciare ai giovani nemmeno le briciole, vive un momento d’oro di condizione e fiducia, degno degli anni in cui il padrone lo faceva a Manchester, in questa stagione per lui già 13 presenze e un goal. Il francese, dall’alto della sua esperienza, corre, lotta ed è sempre più leader dello spogliatoio bianconero, risultando, spesso, il primo a metter la faccia quando l’aria diventa pesante e il momento difficile. E allora per Alex non è facile, e “Non è facile”, immaginiamo, siano anche le tre parole che continuano ad assillare il giovane Alex Sandro, “Non è facile” si ripeterà più volte, magari durante gli allenamenti o prima di andare a letto. “Non è facile” penserà e avrà pensato anche domenica scorsa, al Castellani, osservando, ancora una volta, il 33 formato “man of the match”. Difficile sarebbe pensare il contrario, difficile sarà vedere, nel breve periodo, Monsieur Patrice fuori dall’11 titolare, difficile sarebbe non provare qualche “dolore”.
APPRENDISTATO – Se c’è il talento, però, non bisogna mai disperare. A dispetto dell’età, 24 anni, il brasiliano è già maturo e non fa drammi, come il Werther goethiano, anzi, sembra aver capito che dal 33 c’è solo da imparare e, allora, lui impara, forse corre poco e gioca meno, ma è conscio di aver tempo per mettersi in mostra e per mettere in mostra le sue più limpide qualità, esibite già in qualche spezzone concessogli(vedi assist nel derby e ottima propensione offensiva) e tipiche dei più grandi esterni sudamericani: corsa, tanta spinta, cambio di passo, aggressività, cross, dribbling, buoni piedi e buone idee. E poi carissimo Alex, carissimi tifosi bianconeri se un certo Roberto Carlos da Silva, terzino brasiliano che ha fatto sognare milioni di appassionati del futebol, si fa scappare, riferendosi proprio all’ex porto, “È vero, mi somiglia. E se continua così può diventare il mio successore” non c’è da versare lacrime, non c’è da provar “dolore”, il futuro sarà dell’esterno verdeoro.
Carlo Iacono