Il ritorno sul campo condito con la gioia del gol sono quanto di meglio ci si potesse auspicare per Stephan Lichtsteiner dopo il periodo di assenza imposta. E sulle colonne dell’edizione odierna di Tuttosport, il cardiologo Bruno Carù ha parlato dell’intervento fatto al giocatore: “I miracoli lasciamoli a Dio. Qui si tratta soltanto di scienza. Vent’anni fa un giocatore colpito da flutter atriale avrebbe dovuto smettere l’attività perché questa tecnica di ablazione non esisteva ancora. Adesso invece può non soltanto avere una vita normale ma continuare a fare il calciatore”.
L’OPERAZIONE – “Non ci sono tagli, né cicatrici, è un po’ come un prelievo di sangue. Si buca un’arteria o una vena e con una sonda si raggiunge il cuore per cauterizzare, ovvero bruciare, l’endocardio, la pellicola che riveste la parete interna del cuore. In questo modo si interrompe il circuito elettrico che dà origine ai battiti anomali e al flutter atriale. Lichtsteiner si è affidato al migliore in questo campo: il professor Gaita, oltre che un amico, è uno specialista di questa tecnica, il giocatore della Juventus non poteva capitare in mani più sicure”.
TEMPI DI RECUPERO – “Le nostre linee guida consigliano tempi più lunghi, soprattutto per il rischio di recidive. Più si dilatano i tempi di recupero più i pericoli diminuiscono: a sei mesi dall’ablazione, per esempio, ci sono meno probabilità che venga nuovamente colpito dal flutter atriale. Ma alla Juventus avranno calcolato i rischi. Per il futuro non c’è bisogno di riguardarsi, non si tratta di un’influenza. Anzi, trattandosi di un atleta, deve gradualmente riconquistare i livelli di efficienza fisica. Anche perché il cuore del ragazzo è sano e non presenta segni di patologie miocardiche”.
Oscar Toson
This post was last modified on 5 Novembre 2015 - 10:49