La Juventus dell’Acciuga è stata marinata dalla pioggia incessante che ha flagellato il Mapei Stadium e dall’onesta applicazione di un Sassuolo che, in virtù della magistrale esecuzione di un piazzato da parte di Sansone, oltre ad aggiudicarsi l’intera posta in palio ha relegato pressoché definitivamente i Campioni molto uscenti ad un anonimo campionato di transizione con vista sui bassifondi della graduatoria.
La paternità della sconfitta in una partita nata male e disastrosamente diretta dal frastornato arbitro Gervasoni di Castiglione delle Stiviere, è completamente attribuibile alle scelte della guida tecnica transeunte, ancora una volta naufragata nell’impianto che già una volta gli valse l’esonero e che, pur senza giungere a tanto, nella circostanza ha compitato l’epitaffio su ogni malsano intendimento societario di rinnovamento del rapporto.
La Signora, occasionalmente di rosa vestita, era chiamata a confermare quanto fossero prematuri gli epicedi dedicatile dalle livorose cassandre di ogni fazione antagonista con una vittoria tanto cogente quanto perentoria e, forse, con tanti forse…, ci sarebbe pure riuscita se la Penelope di bordo campo non avesse rinunciato agli equilibri faticosamente imbastiti nel corso del mese in scadenza.
La rinuncia obbligata a Marchisio ( influenza ) non poteva e non doveva coniugarsi con quella volontaria a Khedira, l’uomo che, unanimemente, aveva restituito alla terra di mezzo sabauda un minimo senso logico; a maggior ragione in una gara con un solo risultato utile a disposizione e nessuna prospettiva di contenimento.
La cosiddetta guida tecnica, invece, ha preferito affidarsi a dei perissodattili unicamente votati alla distruzione delle trame altrui, con lo splendido risultato di penalizzare vieppiù una costruzione della manovra già esageratamente laboriosa con i migliori interpreti e votarsi alla buona luna dei solipsisti in dotazione; come sempre allo sbaraglio; come sempre costretti a strofinare affannosamente la propria lampada nella speranza che il genietto in essa contenuto fosse incline a realizzare almeno un desiderio.
Poiché pioveva, e sul bagnato è una costante, forse infastidito dalla grottesca superficialità profusa da Chiellini per farsi espellere, probabilmente irritato dal disarmante e compassato traccheggio per linee orizzontali di una squadra molto attenta alle apparenze e per nulla alla sostanza, lo spiritello si è astenuto da ogni sortita ed ha preferito godersi ( si fa per dire ) all’asciutto, il patetico, disorganizzato e velleitario assalto all’arma bianca affastellato soprattutto nella ripresa ( giacché i primi tempi sono soltanto il fastidioso preambolo che precede la pausa per il rito del tè ), con risultati peraltro assolutamente infruttiferi.
C’ è poco altro da aggiungere. La creatura ha difetti strutturali evidenti, fra i tanti, l’impossibilità di verticalizzare un gioco inesistente e/o capitalizzare le palle inattive ( come il Carpi, sic! ), probabilmente anestetizzabili solo con un canovaccio che preveda un’ intensità furibonda espressa attraverso un pressing altissimo e finalizzato alla cattura delle seconde palle in uscita; uno spartito totalmente sconosciuto, piuttosto che alieno, all’allenatore ( eufemismo ) temporaneamente in carica.
Per ipotizzare una correzione della rotta domestica occorrerebbe un’ overdose di ottimismo addirittura eccedente l’ appannaggio dei buontemponi che demandano a maggio l’Armageddon, il giudizio finale.
Allo stato dell’arte è già difficile immaginare un accesso all’ Europa dei poveri e poiché il mito del gruppo si fonda sui risultati, fino a quando quella dei ricchi si asterrà dalla caccia all’intrusa , lo spogliatoio non esploderà.
Poi sarà la Geenna, e lì saranno lacrime e stridore di denti. Se così dovrà avvenire per l’apertura di nuovo ciclo, auspicbilmente affidato a mani finalmente abili, sia dietro ad una scrivania che nell’area sportiva, così sia.
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )