Da campioni a pellegrini, per usare un termine fornitoci da Buffon ieri sera. Quella della Juventus è un’involuzione troppo netta, forse paradossale, per non avere delle cause e dei colpevoli alle sue spalle. Una squadra che è solo il lontano ricordo della corazzata che ha dominato per quattro anni consecutivi in Italia e che ha giocato una finale di Champions appena cinque mesi fa. Un periodo di assestamento dopo una decisa rivoluzione della rosa era ampiamente prevedibile, ma alle porte di novembre la Juventus palesa ancora importanti lacune nella creazione del gioco, evidenzia in campo confusione tattica e mancanza di organizzazione.
IL CALCIOMERCATO ESTIVO – Dicevamo di una crisi troppo evidente per non avere della cause alle sue spalle. La prima va individuata nel calciomercato estivo, caratterizzato da investimenti importanti per giocatori non strettamente necessari al processo di rinnovamento di cui aveva bisogno la rosa. Forzare l’addio di Llorente, per di più a zero, per spendere quasi quaranta milioni per Mandzukic e Zaza è stato un errore. Probabilmente Nando aveva finito il suo ciclo alla Juventus, ma al suo posto dovevano arrivare certezze in zona goal. Tevez, Vidal e Pirlo sono giocatori insostituibili, sarebbe stato un errore andare a cercare cloni in giro per l’Europa, ma alle loro partenze si doveva riparare con alternative tattiche e di gioco valide. Il mancato arrivo di un trequartista di livello, a tal proposito, è stato un clamoroso autogol. Con un appeal internazionale nuovamente altissimo dopo la finale di Champions e con le casse disponibili a spese importanti, fallire la rincorsa a tutti gli obiettivi primari (Götze, Draxler, Oscar, Hamsik) ha evidenziato le pecche dei piani estivi della dirigenza della Juventus. L’impressione è che si sia speso tanto e male: al di là delle considerazioni sulle loro qualità tecniche, i soli Alex Sandro, Rugani, Hernanes e Zaza, impiegati poco o nulla da Allegri, sono costati quasi 60 milioni di euro. Dybala, pagato 40 milioni, spesso non è partito titolare. Insomma, i soldi investiti hanno portato in rossa troppi potenziali futuri e poche certezze presenti. L’arrivo di Cuadrado, poi, ha finito di confondere le idee. L’utilizzo del colombiano forza l’impegno del 4-3-3, ma l’ex Chelsea è l’unico esterno offensivo puro presente in rosa.
LE RESPONSABILITÀ DI MAX – A quelle della dirigenza, vanno poi aggiunte le colpe di Allegri, reo di non aver ancora dato principi di gioco e organizzazione alla squadra. La manovra offensiva della Juventus appare quasi sempre lenta e prevedibile, i giocatori portano spesso palla, si cerca più l’azione personale che quella corale, gli errori individuali sono molti e i tiri verso la porta pochi. Non servono Götze, Hamsik e Draxler per battere Udinese, Chievo e Sassuolo. Nel calcio non si vince solo con la qualità, ma anche con l’organizzazione, il sacrificio, la grinta, l’abnegazione, tutte caratteristiche che la Juventus ha perso in questo inizio di stagione. Tutte caratteristiche che Allegri dovrà far ritrovare alla squadra, ed in fretta! Fallire l’accesso alla Champions il prossimo anno sarebbe un esito stagionale quasi catastrofico.
Nicola Frega (Twitter @NicolaFrega)