Ad un certo punto delle partite più complesse e delicate, arriva su un cavallo bianco il numero dieci di una delle due squadre che, con un colpo di magia stende gli avversari e regala ai suoi compagni la vittoria tanto sognata e duramente inseguita. Questo mix di eroicità da principe azzurro e di mago delle fiabe è a grandi linee rappresentato proprio da colui che sulle spalle porta il numero di maglia che fu dei grandi del calcio e, all’interno del giardino di rose bianconere, dei grandi della Juventus. In occasione di Inter-Juventus, tutto ciò non è stato Pogba.
Sia chiaro, prima che il pezzo venga chiuso, poi riaperto con l’intenzione di essere stampato ed infine bruciato in pubblica piazza: il francese rimane un top player mostruoso. Anzi, proprio una progressione delle sue, in quella che è stata una partita giocata a buon ritmo da ambo le parti, ma condita tuttavia da una non trascurabile paura di perdere, ci consente effettivamente di ribadirlo a gran voce. Si, Pogba è un top player anche se non indossa un numero di maglia consono alle sue caratteristiche tattiche, ovvero un 10 dall’eredità pesante, ma che possiede i colpi e la tecnica per poter risolvere questo genere di battaglie. La Juventus si gioca molto del resto, nella gara contro l’Inter di Mancini.
I bianconeri devono sbancare il Meazza per ridurre il distacco in classifica proprio dai nerazzurri che, vincendo, sarebbero potuti ritornare in vetta. All’ottava giornata di campionato, infatti, 8 lunghezze non fanno certo dormire sonni tranquilli. Serve una grande prestazione, sebbene l’Inter non giochi il miglior calcio del campionato, e serve anche la personalità dei campioni bianconeri per riuscirci, Pogba su tutti. E non è questione di numeri di maglia, e nemmeno di questo benedetto cartellino che lievita puntualmente ad ogni sessione di calciomercato sottolineando oltremodo le prestazioni sottotono del ragazzo. Ma tutto gira attorno ad un fattore molto semplice: il classe 1993 è davvero uno di quei giocatori baciati dal Dio del calcio e che potrebbe diventare il migliore al mondo fra qualche tempo. Ma occorre continuità, proprio ciò che in quest’annata sembra mancare al gioiellino dei campioni d’Italia.
Contro i nerazzurri resta nello spogliatoio praticamente per tutto il primo tempo, anche se Allegri è convinto di averlo mandato in campo. Mai una giocata degna del suo nome, tutto rimane paurosamente nella norma ed anzi, talvolta incespica in errori grossolani come alcune aperture fuori misura. Il secondo tempo, invece, lo vede crescere come un po’ tutta la squadra fino a rendersi protagonista di una progressione in cui dribbla avversari come birilli, accarezzando e mandando baci al pallone facendo rivivere a tecnico e tifosi un trailer di azioni straripanti grazie al quale ha abituato palati divenuti adesso finissimi. Ma poi nient’altro da rilevare, perlomeno di qualcosa che somigliasse a giocate alla Pogba. Magari qualche calcio d’angolo guadagnato in virtù di un’accelerata sull’esterno dell’area di rigore interista ed un tiro che comunque diviene facile preda di Handanovic.
Con tutte le attenuanti del caso, considerando il ritorno in campo avvenuto proprio in occasione del derby d’Italia, Pogba serve alla Juve anche per decidere match come questi, in cui la voglia di vincere è tanta ma a causa della sfortuna (palo di Khedira), della poca precisione nelle esigue conclusioni ed al gioco comunque non brillantissimo, alla fine il rientro a Torino non soddisfa nessuno. Ad Allegri non rimane che attendere il ritorno del miglior stato di forma del polpo, che certamente riporterà con se anche le giocate del campione di classe superiore che, naturalmente, il numero 10 della Juventus continua ad essere.
Rocco Crea (@Rocco_Crea)