A questo punto i tifosi della Juventus dovrebbero porsi una domanda: a chi interessa veramente ristabilire la verità su Calciopoli? Fino a poco tempo fa, era fuori dubbio che interessasse anche alla Juventus Fc. Durante l’assemblea dei soci di circa un anno addietro, Andrea Agnelli spiegava che “Le nostre posizioni non sono cambiate. E le iniziative vanno avanti. Non posso ripetere ogni volta che ci vuole pazienza. Stiamo aspettando che l’iter della giustizia ordinaria consolidi definitivamente quella che viene definita “realtà processuale”. La Cassazione è stata fissata a gennaio e allora avremo un quadro completo. A quel punto prenderemo in considerazione tutti gli impiantamenti e carteggi, agendo nella tutela degli interessi della società. Sia civili che economici”.
Poi la Cassazione è arrivata, con la sua grottesca e “iperbolica” spiegazione sulla “colpevolezza” di un Moggi che praticamente faceva cupola “a sé”, ed è arrivata anche la sentenza del Tribunale di Milano, che ha assolto l’ex dg bianconero dall’accusa di diffamazione nei confronti di Giacinto Facchetti parlando dei comportamenti «non propriamente commendevoli» messi in atto dalla seconda squadra di Milano. Nel mezzo, l’assoluzione di tutti gli arbitri coinvolti nello “scandalo” (tranne De Santis), cinque partite “aggiustate” sulle oltre 50 messe nel mirino: e fra queste naturalmente non ce n’è nessuna che riguardi la Juventus.
Dettagli? No, di sicuro. Eppure è evidente che, almeno fino ad oggi, gli avvocati della Juventus non abbiano trovato nessun appiglio saldo sul quale improntare la revisione del processo sportivo. “Prima di chiedere la revisione del processo sportivo su Calciopoli aspettiamo che vengano esauriti tutti i percorsi della giustizia ordinaria. La normativa prevede che la revisione possa essere chiesta una sola volta, perciò è opportuno aspettare, per avere più elementi, che la giustizia ordinaria esaurisca il suo corso”, aveva spiegato lo stesso Agnelli. Un passo che non è stato ancora compiuto, e vorremmo tanto che la società ci spiegasse il perché dato che la Cassazione si è ormai pronunciata. Vero è che, stante la giurisprudenza, di tempo ce n’è ancora perché il “termine” per inoltrare tale richiesta scade 30 giorni dopo il verificarsi di fatti nuovi inerenti il processo sportivo, ma il silenzio della Juventus in merito alla vicenda appare quanto meno strano.
Su cosa si reggeva la famigerata Cupola, come faceva ad aggiustare le partite se soltanto un arbitro è stato condannato? Questa è anche la domanda che si è posta la Juventus, che sempre per bocca di Agnelli avrebbe dovuto smuovere mari e monti per avere indietro i due scudetti (2004/2005 e 2005/2006) e per ottenere il risarcimento di 444 milioni chiesto dalla Juventus alla Figc. Già, resta quel ricorso al Tar, che tra l’altro non è stato ancora discusso.
Resta la rabbia di chi ha seguito questa storia sin dal principio, di chi si è indignato, di chi ha pianto, di chi ha sperato. Restano le “strane” coincidenze di editoriali comparsi su rosei quotidiani sportivi annuncianti “contro-ricorsi” da parte della Figc e richieste varie di risarcimento: voci che, scaduto il termine per la revisione del processo sportivo, si sono immediatamente spente. Quasi come se volessero rappresentare un monito. Voci che avevano illustrato con (im)perizia di particolari la necessità, da parte della Figc, di mettere da parte risorse per 444 milioni atte ad “attutire” l’eventuale contraccolpo del ricorso della Juventus: fa nulla che non vi sia traccia di queste somme nei recenti bilanci della Figc.