È come andare al ballo di fine anno e non trovare la reginetta. È come assistere al concerto che aspetti da una vita e non ascoltare la tua canzone preferita. È come quando piove con il sole, ma senza arcobaleno. È una Juve senza Pogba. Che anche se vince, anche se convince, non è mica la stessa cosa.
Premessa: ognuno ha i suoi tempi. Quelli di Paul però sono sempre stati stretti. Del resto, si è preso la fiducia di Conte – non uno qualsiasi – in un pomeriggio di fine settembre: allora aveva 19 anni ed era una scommessa. Oggi ne ha 22 e costa attorno ai cento milioni. Perché col tempo è diventato una certezza, con i gol un campione. Con le giocate? Un fuoriclasse. Tant’è che nessuno ha avuto mai dubbi: l’addio di Vidal e Pirlo? Nulla confrontato a ciò che sarebbe potuto essere senza il francese.
Ecco: col senno di poi, tutto è meravigliosamente facile. Ma il disfattismo, in un periodo di crisi, può solo provocare altro disfattismo. E allora, tra l’ennesimo dubbio mal fugato, tocca rimboccarsi le maniche. Tutti. Specialmente Paul ed il suo talento, ancora assenti all’appello della nuova Juventus.
Come farlo? Occorrerà reagire, e pure in fretta. Per poi ripartire gradualmente, step by step. Perché i margini di risalita, fisica e mentale, ci sono tutti. E per ora ne abbiamo contati 10: guarda caso, proprio il suo numero. In fondo, il “punto zero” per cui tornare grande.
#1 RESET
Lo dice la regola chiave della psicologia: per affrontare un problema, devi innanzitutto ammettere la sua esistenza. Paul si starà facendo mille domande, alternando risposte vaghe a prese di coscienza. Ma è un ragazzo intelligente, e l’avrà capito subito: per tornare come un tempo bisogna eliminare Pogba. No, niente di scellerato: significa semplicemente staccarsi dal personaggio, tornare il ragazzino affamato d’un tempo. Così da riprendere quota con le sue ambizioni…
#2 NEL GIOCO
L’avranno notato tutti: oltre a qualche fiammata, Paul Pogba è membro esterno di questa Juventus. Non è nel gioco, né pare voglia esserci. Ecco: tutt’altra storia rispetto allo scorso anno. Quando il francese, gol e giocate a parte, era il fulcro di una squadra a tratti spettacolare. Dove avrà lasciato lo scettro di re del centrocampo?
#3 GESTIONE
Più nel gioco significa anche credere in sé, non lasciarsi abbattere da un muro di critiche e d’aspettative. In questo, i 22 anni pesano. E gli alibi si sprecano. Per diventare uno da Pallone d’Oro, però, tocca imparare presto a gestire la pressione. Che non mancherà mai e poi mai, poiché direttamente proporzionale al talento.
#4 EQUILIBRIO
Calma e sangue freddo. Sempre. Anche, soprattutto se i risultati non dovessero arrivare. O “peggio” ancora, se le vittorie dovessero ritornare copiosamente. Equilibrio: niente depressione, né esaltazione. Solo tanto lavoro: da sempre, la miglior medicina contro il lato malvagio del calcio.
#5 RESPONSABILITÀ
Allegri l’ha sempre ritenuto imprescindibile: nove volte su dieci ha giocato tutti i 90 minuti, solo una volta appena un tempo. Accadde nel pareggio interno con il Chievo, ancora oggi punto più basso della storia di Paul in bianconero. “Ma è giovane, non va troppo responsabilizzato”, ammonì allora il tecnico livornese. Che, insieme al gruppo, ha cercato il più possibile di alternare bastone e carota. Dal dopo sosta, Pogba riceverà però un trattamento diverso: niente più “risolutore”, niente più “salvatore della patria”. Perché col ritorno di Marchisio, ed un Lemina così in palla, toccherà anche lottare per un posto da protagonista.
#6 VITTIMA DI SE STESSO
Ecco: niente frivolezze. Che poi Allegri si arrabbia e sbraita a bordocampo. Ultimamente, fin troppe volte. E quasi tutte per giocate ingenue e poco funzionali, portatrici malsane di contropiedi spesso letali. A Napoli, emblematico: palla persa e gol di Insigne. Non era la prima volta, non sarà l’ultima. Ma nel mezzo, ci vorrebbe un Pogba capace di farsi perdonare tutto.
#7 DA PIOVRA
Quand’arrivò alla Juve, della fama di gran tiratore e piccolo goleador non c’era neanche una misera traccia. C’era invece scritto su ogni taccuino degli scout il suo talento nell’interdizione, palesato dal primo soprannome da futuro campioncino: “La pieuvre”, e cioè la piovra. Chissà che non debba proprio ripartire da qui, Paul. Meno appariscente, più di sostanza. Con quel guizzo, di tanto in tanto, che può cambiare la partita.
#8 RENDIMENTO
Nota dolente, Paul. Soprattutto per chi si è svenato al fantacalcio, ritrovandosi il possibile talento a centrocampo con una media di gran lunga inferiore a quella di Biondini (con immenso e dovutissimo rispetto per il calciatore del Sassuolo). Il suo 5.4 di media parla chiaro: finora si è giochicchiato. Ma col tempo, e con una Juve probabilmente più quadrata, è inevitabile la crescita del francese. Anche al fantacalcio.
#9 SOTTO PORTA
Media-gol di 0.10, la più bassa da quand’è alla Juve. E sarà pur vero: finora ne ha giocate solo 10. Ma qualcosina in più, soprattutto sotto porta, era lecito aspettarsi. Specialmente se la squadra fatica a costruire, ancor di più quando occorreva un gesto risolutore. No, lui non c’era. Avrà però il tempo per rifarsi, a partire dall’Inter: mai purgati. E c’è sempre una prima volta, no?
#10 ASSIST MAN
Se i gol con la Juventus sono stati finora venticinque (dei quali ben 8 sono risultati decisivi, 11 capaci di sbloccare il match), gli assist hanno toccato addirittura quota 30. Indole naturale, sia chiaro: roba che non svanisce mai, e che si è dimostrata utile anche in Supercoppa e nell’avvio di campionato. No, su questo proprio nulla da eccepire: perché il tocco è lo stesso di sempre, unico ed inimitabile. Nonostante, a riprodurlo, pare ci sia la strana copia dell’artista da 100 milioni suonati. Che vuole e deve ripartire. Anche da questi “10 punti per il 10”. Perché la magia di un numero può illudere, non ingannare.
Cristiano Corbo