Che Max Allegri non sia un allenatore tatticamente molto preparato, è concetto che nemmeno i suoi intramontabili detrattori possono affermare. L’amletico dubbio tattico delle ore immediatamente precedenti al match, viene sciolto nella formulazione “ibrida” già vista quest’anno: 3-5-2 (o 3-3-4) in fase di possesso, 4-4-2 in fase di non possesso. Facile a dirsi, perfetto nel farsi: perché il meccanismo che consente a Evra di abbassarsi e a Barzagli di allargarsi sulla fascia destra è praticamente perfetto. Naturalmente l’obiettivo di tale camaleontismo tattico è quello di consentire a Cuadrado di avere “meno” campo davanti nel momento in cui la palla viene riconquistata, prova ne sia la devastante prima mezz’ora del colombiano.
Tant’è che Emery decide di spostare il povero Krohn-Delhi a destra, dirottando Konoplyanka a sinistra nel tentativo di frenare l’esterno bianconero. Esperimento parzialmente riuscito, almeno fino al gol di Morata. Ma se Cuadrado vola, Evra fa altrettanto: nella prima parte del match la Juventus si fa ammirare per giro palla, cambi di gioco a trovare gli esterni alti e intensità nel pressing. Il 4-4-2 del Siviglia viene messo a dura prova, e le linee dei reparti spagnoli non sempre sono compatte: una maggiore rapidità di esecuzione di Hernanes, in alcune occasioni, avrebbe forse reso maggior sorte ai bianconeri, ma il brasiliano non ha comunque demeritato, forte della mancanza di un pressing asfissiante che gli aveva invece riservato il Napoli.
L’inconveniente sta nel fatto che spesso l’area di rigore avversaria è “vuota”, perché sia Morata che Dybala tendono ad allargarsi o a venire incontro a giocare col resto della squadra. Ma è un “peccato” quasi inevitabile, visto che Mandzukic non c’è, e Zaza è entrato (eccome se è entrato) soltanto nel finale. Nel secondo tempo in molti hanno visto aleggiare lo spettro di Blanchard sullo Juventus Stadium: la Juve ha controllato, non ha mai rischiato, ma non ha affondato. Emery ha provato a mischiare le carte, ma gli interpreti non hanno modificato la sostanza di un 4-4-2 piatto e senza mordente. Poi è entrato in scena, per l’ennesima volta, l’immenso talento di Paulo Dybala che ha aperto la strada al 2-0. Chiamasi aspirante fenomeno.
Gennaro Acunzo